“Dialoghi Silenti” la voce delle immagini di Sandra Zeugna

Bentrovati amici del Robyan Blog, perdonate la lunga assenza dovuta agli innumerevoli impegni lavorativi e persino un trasloco: mi sono trasferita a Nordest!

Naturalmente la mia “mission” l’ho portata con me: divulgare l’arte e la bellezza in tutte le sue forme.

Appena stabilitami in città, grazie ai social network, ho avuto modo di incrociare un evento davvero interessante: la personale antologica di un’artista triestina, Sandra Zeugna, dal titolo “Dialoghi Silenti”, a cura di Giancarlo Bonomo e Raffaella Ferrari, presso Palazzo Frisacco a Tolmezzo (UD).

Bio dell’artista

Sandra Zeugna nasce a Trieste nel ’58 e inizia la sua attività artistica come autodidatta, in seguito frequenta due laboratori di famosi artisti triestini, con i quali ha intensi e reciproci scambi artistici. La sua carriera è ricca di numerose partecipazioni a collettive nazionali e internazionali, premi e segnalazioni.

Nel 2005, in occasione del “Premio Agazzi” della Provincia di Bergamo arriva al secondo posto, ricevendo il premio e la medaglia d’argento della Camera dei Deputati, seconda su 950 opere in mostra. L’anno successivo arriva prima su 70 artisti al ‘Premio Internazionale di Disegno” di Trieste.

All’attivo ha molte personali allestite presso molte gallerie italiane, tra queste ricordiamo la Galleria Tartaglia di Roma, l’APT di Grado, la Galleria d’Arte Contemporanea di Trieste, la Galleria Sant’Isaia di Bologna, la Galleria l’Escale di Spilimbergo, e una al Palazzo Veneziano di Malborghetto. Nel 2003 realizza una personale sotto incarico ufficiale per le Universiadi invernali a Tarvisio.

Dal 2005 al 2011 presente sia ad Arte Fiera Padova che ad Arte Fiera Reggio Emilia. Nel 2018 espone una personale antologica “Ratio Dubii” presso lo Spazio 212 a Bologna con la collaborazione di Campogrande Concept.

Nello stesso anno è ospite presso Palazzo Hercolani Bonora – AZIMUT di Bologna. Nel 2019 viene ospitata con alcune sue opere presso lo show room di Poltrone Frau ed espone una personale a Conegliano presso la Galleria Ocragialla Faber. Dal maggio 2020 è presente con molte sue opere presso la Torre Galfa di Milano.

Quando sono entrata a Palazzo Frisacco ho subito riconosciuto   l’artista accanto alla gentilissima receptionist, mi sono presentata e abbiamo subito cominciato a parlare.

Sin dal primo momento si è instaurata una bella sintonia: l’arista ha esordito affermando di aver deciso di essere lì ieri, ultimo giorno di mostra, grazie alla mia richiesta di informazioni sull’orario di apertura, sentendo che sarebbe potuto accadere qualcosa che avrebbe reso quel pomeriggio interessante.

Per quanto mi riguarda ha avuto ragione, parlare con lei, del suo vissuto, del suo mondo e di quanto l’arte abbia inciso sulle nostre vite, mi ha arricchito tantissimo, sono tornata a casa col sorriso sulle labbra, un pomeriggio davvero speciale!

“Dialoghi Silenti”

L’antologica “Dialoghi Silenti” parte dal momento in cui l’artista passa dal figurativo all’informale: i suoi esordi sono figurativi, lei disegna molto e ama l’incisione, sperimenta, mescola tecniche e modula forme e non – forme.

Durante l’esecuzione delle sue opere viene trascinata da un impeto che la conduce fino alla fine dell’opera, questo “furor” di michelangiolesca memoria, la porta a non ricordare i passaggi che l’hanno condotta al compimento del dipinto.

I suoi lavori sono dunque unici e irriproducibili, del resto la sua attitudine l’ha sempre portata a rifiutare proposte di riproduzioni delle sue opere, difatti le uniche esistenti sono presenti a Palazzo Galfa a Milano: il progetto ampio e articolato che ne ha previsto la presenza  accanto a sue opere originali.

Il suo stile attuale ha delle assonanze con le opere di Giuseppe Zigaina, grande amico di Pasolini, pittore, scrittore e autore di saggi come “Verso la laguna”, “Hostia. Trilogia della morte di Pasolini” e “Pasolini e la morte”.

Sandra ha conosciuto Zigaina negli ultimi anni della sua vita; il loro rapporto di amicizia e affinità elettiva nonchè Il ricordo intenso e colmo di affetto per l’artista, del quale ha colto a  pieno l’espressione e lo spirito, è presente nei lavori di “Dialoghi Silenti”.

Molto intensi sono i suoi lavori della serie “Da – Verso” dove racconta, dopo il trasferimento da Trieste, i primi tempi della sua vita a Tolmezzo. La nostalgia della sua città la porta a dipingere la laguna da cui, nei giorni di bel tempo, si vede Trieste da lontano.

I temi del distacco, del cambiamento e della malinconia, sono ampiamente narrati in questa serie dalle tinte forti e dalle sfumature cangianti.

 

A mia Madre

Un’opera che mi ha davvero colpito è “A mia Madre”.

il volto della madre dell’artista s’intrevede in una nuvola di colori tenui e dolci con “graffiature”color pece che rappresentano la sofferenza.

Un ricordo struggente, l’opera forse più intima e personale dell’intera mostra: l’artista non voleva nemmeno portarla, si è decisa a farlo l’ultimo giorno di allestimento. Il pudore dei sentimenti è una sua caratteristica peculiare, essendo una donna riservata e molto sensibile.

“A mia Madre”

“Covid 19 – in un tempo la verità sarà manifesta e tutta la natura si colmerà del suo splendore”

Osservando quest’opera possiamo trovare rimandi ai lavori di John Martin ed il senso della catastrofe imminente de “La Tempesta” di Giorgione.

In questo lavoro, molto potente e oserei dire maestoso, l’artista ci racconta l’attuale momento storico che il mondo sta vivendo: una pandemia dai tratti oscuri ed al momento ancora senza  soluzione.

Sandra è convinta che la Natura aggiusterà tutto e quando questo accadrà la verità su questo virus verrà a galla.

“Covid 19 – In un tempo la verità sarà manifesta e tutta la natura si colmerà del suo splendore”

Terminata la visita, ci siamo salutate con la promessa di rivederci presto, sono uscita da Palazzo Frisacco col sorriso sulle labbra e ancora più convinta che l’arte salverà davvero il mondo.

Roberta Fiano

Effetto Ganzfeld, il potere suggestivo della videoarte

Bentrovati amici del Robyan Blog,

oggi vi voglio parlare di un evento veramente interessante che si è svolto il 6 febbraio di quest’anno al Cineporto di Foggia nell’ambito di “The Wrong” la Biennale d’Arte Digitale ormai giunta alla quarta edizione.

In collaborazione con Est-Ovest danza, Cinemadonia/Stigmamente e l’associazione “Parole Contrarie”, il padiglione itinerante “In Absentia” del collettivo artistico Semiosphera  segna a Foggia un altra tappa del suo percorso.

La serata ha preso il via con il giornalista Luigi Starace responsabile di Cinemadonia/Stigmamente  e il cineasta francese Jean – Patrick Sablot  che insieme hanno fatto una profonda riflessione sullo stato dell’arte dagli esordi di Dziga Vertov (David Abelevič Kaufman, regista, scenografo e teorico del cinema sovietico noto con lo pseudonimo Dziga Vertov) fino alle odierne narrazioni digitali.

La serata poi è proseguita con la proiezione delle opere dei quindici artisti selezionati:

Milos Peskir, Adrianne Wortzel, Johannes C. Gérard, Camelia Mirescu, Matteo Martignoni, Joanna Wlaszyn, Ian Gibbins, Abe King, Lori Ersolmaz, Costanza Savarese, Nicola Fornoni, Mark Niehus, Luca Serasini, Marie Craven, Anton Markus Pasing.

Dice Lino Mocerino curatore di ” The Wrong” a riguardo : “Il progetto è nato insieme a Francesca Giuliani,  abbiamo urlato due call e cercato di essere il più possibile aperti ed inclusivi, alcuni artisti li abbiamo persi per strada, alcuni si sono aggiunti in corso d’opera visto che è consentito dal regolamento, siamo stati felici di accogliere nuovi lavori come quello di Matteo Martignoni ed aprire la seconda call con il buon Willard Van De Bogart, raccogliendo contributi da “mostri” che lavorano al Massachusetts Institute of Technology, etc.

In gioventù ho lavorato in AREA Science Park a Trieste e il pallino dell’intersezione tra arte, tecnologia e scienza resta per me un collante universale.”

Ha del sorprendente, la natura allucinatoria del cinema — sostiene Francesca Giuliani — con le sue pratiche già note ai tempi dei pitagorici. La selezione dei lavori che hanno aderito al bando stavolta indugia nella vastità delle modalità dei contenuti pervenuti per una tecnologia ormai consolidata.
È dai fratelli Lumière — continua Lino Mocerino — che il grande schermo sdogana la techne del precinema nel nome della fruizione collettiva. La discrezione del buio della sala diventa uno strumento di emancipazione essenziale ancor oggi per la fruizione degli spazi condivisi.

opere:

Digital Fossil Corrupt-Galatian Milos Peskir  – The Sentient Thespian Adrianne Wortzel – Knife Relations! Johannes C. Gérard – Promised Clouds Camelia Mirescu – Mars Absorption Matteo Martignoni – Nostalghia 4.0 Joanna Wlaszyn – Whit my eyes closed. Imaginary Midline Ian Gibbins 

Gost Glitch Abe King –  A Triphtyc Filmpoem Lori Ersolmaz –Wonderland Costanza Savarese e Lara Genovese – Overshoot Day Nicola Fornoni – Rattle Mark Niehus – Orion the Big Hunter Luca Serasini – I Don’t Own Anxiety Marie Craven – Cloud Lover Anton Markus Pasing

 

Sui curatori…

Semiosphera è un progetto nato da Francesca Giuliani e Lino Mocerino.

Artisti e curatori, lavorano sulle semiotiche creative ricevendo premi dal MIUR e menzioni su i-DAT, spin-off creativo dell’Università di Plymouth.

Con un approccio hands-on, le loro ricerche sono pubblicate negli Stati Uniti in volumi curati da Sonia Landy Sheridan e i loro progetti partecipati sono patrocinati da enti come il MiBACT.

Tra ricerca sul campo e tecnologia, arte post-internet e storytelling digitale, la loro lente tende tanto alla diffusione dei nuovi media quanto alla riscoperta delle radici delle pratiche creative.

In conclusione…

L’ Arte digitale in ogni sua forma offre spunti creativi inimmaginabili con altri mezzi, tuttavia si osservano ancora delle resistenze da parte di critici ed appassionati d’arte come fu allora per gli impressionisti.

Alcuni giudicano fredda la connessione tra arte scienza e tecnologia, ma a mio avviso il mezzo non fa l’opera: la tecnica al servizio del talento e mai viceversa, offre all’artista infinite possibilità mai avute prima, resta la difficoltà di monetizzare questa forma di fruizione che di fatto complica l’inserimento di queste forme d’espressione nel maintream, ma sono certa che presto anche questo “problema” verrà risolto: il futuro dell’arte è nel digitale.

E a tale proposito non posso fare a meno di pubblicare un estratto dal Manifesto del Digitalismo (redatto da Lorenzo Paolini nel 1997), corrente artistica a cui aderisco per affinità elettive, come chiosa:

“[] Noi affermiamo, con forza e convinzione, che la nuova Arte dimora non tanto nel manufatto che la ospita, ma nel concetto che la modella.

Noi affermiamo, con forza e convinzione, che la concezione dell’opera d’Arte (la visione dell’Artista cristallizzata nel file digitale come i versi di un poeta nell’alfabeto) e la produzione del manufatto (come la stampa) sono atti separati.

Noi affermiamo, con forza e convinzione, che l’unicità dell’opera e la sua diretta emanazione dalle mani dell’Autore, fino ad oggi considerati dei valori, sono piuttosto delle barriere che sono state abbattute grazie alle nuove tecnologie digitali.

Noi affermiamo infine, con forza e convinzione, che la tecnologia, creata dall’uomo e per l’uomo, è solo un amplificatore della nostra anima. Grazie alla tecnologia l’Arte, la nostra Arte, può essere quindi universalmente goduta ed eternamente conservata. L’ Arte diviene così senza frontiere, senza barriere, senza tempo e senza discriminazioni sociali.

Rifiutiamo infine di classificare come pittura digitalista tutte quelle esperienze, meccanicistiche e prive di contenuti, nelle quali le macchine, sia pur programmate dall’uomo, producono autonomamente o casualmente, effetti astratti o decorativi.

L’ Arte, come dalla notte dei tempi, scaturisce dalla mente e dal cuore dell’Artista. Qualsiasi ne sia il soggetto, il significato, la finalità, l’Opera rimane un’esperienza personale ed espansiva fra il creatore ed il fruitore. “

 

Roberta Fiano

 

 

 

 

 

 

Arte Fiera Bologna 2020, il nuovo che avanza o avanza del nuovo?

Salve cari amici del Robyan Blog, riprendo dopo tanto tempo a scrivere di ciò che più mi colpisce nel panorama artistico contemporaneo, bentrovati e benvenuti ai nuovi lettori.

La settimana scorsa sono andata ad Arte Fiera a Bologna, una delle più importanti Fiere dell’Arte che abbiamo in Italia, quest’anno in un altro padiglione, molto più contenuta e raccolta delle precedenti edizioni e piuttosto giù di tono.

Passo oltre il padiglione dei soliti noti con chicche di Fontana piuttosto che Vasarely o Carrà (su cui non mi soffermo perché di loro si è già detto tutto), per inoltrarmi nel padiglione degli emergenti, dove ho trovato alcune (poche) belle novità, oltre a conferme di artisti di cui già si parla molto e bene.

In questa edizione a farla da padrona è la fotografia: interessantissimi gli esperimenti di Eulalia Valdosera (Galleria Studio Trisorio), le foto oniriche di Giacomo Costa ( Galleria Guidi&Schoen) e il progetto di Silvia Camporesi (z2o Sara Zanin Gallery) “Il paese sommerso”.

Eulalia Valdosera
Giacomo Costa

La Camporesi ha ricostruito all’interno di un acquario Fabbriche di Careggine, il paese sommerso in provincia di Lucca nel cuore della Garfagnana, dove l’Enel costrui un bacino idrico artificiale per portare acqua alla centrale elettrica di Castelnuovo di Garfagnana e farla diventare una riserva d’acqua per tutta la zona. Nella vallata che avrebbe dovuto ospitare il bacino si trovava il paese di Fabbriche di Careggine appunto, un borgo di fabbri che risaliva al XIII secolo, che, per far posto alla riserva idrica, venne fatto evacuare per essere poi completamente sommerso. Il paesino emerge ogni dieci anni in occasione dei lavori di manutenzione della diga, ma da quando i lavori si sono fermati dal 2004 per via della siccità, Fabbriche è rimasto sott’acqua.

L’artista con il suo progetto fotografico ha un duplice intento. Mostrare al mondo il paesino di Fabbriche di Carreggio e sensibilizzare le istituzioni affinchè procedano a riprendere la manutenzione del bacino consentendo l’emersione di questo splendido esempio di borgo italiano, patrimonio inestimabile della nostra cultura.

Silvia Camporesi

Andando avanti nella mia passeggiata artistica vi segnalo da approfondire la pittrice Alice Faloretti (Francesca Antonini Arte Contemporanea) con i suoi paesaggi naturali dove la sua esperienza vissuta si fonde con essi dando vita a scorci surreali e onirici e la fotografa Justine Tjallinks  (MC2 Gallery) e il suo “mondo sospeso” alla Vermeer e Rembrandt.

Alice Faloretti
Justine Tjallinks

Oltre alla consueta conferma di Igor Mitoraj (Galleria Contini) che non ci delude mai, voglio andare subito al sodo e parlarvi di ciò che a mio avviso rappresenta la vera novità (alcuni già attivi da tempo, ma poco conosciuti al grande pubblico degli appassionati d’arte contemporanea):

 

MARIELLA BETTINESCHI (z2o Sara Zanin Gallery)

Molto interessanti i suoi lavori frutto di un mix di metodi e materiali diversi sonda la realtà con un approccio multidisciplinare che passa dalla pittura alla scultura alla fotografia fino all’arte digitale.

Mariella Bettineschi

 

FABIO VIALE (Galleria Poggiali)

Definito da Camillo Langone “il giocoliere del marmo” che trascina le sculture di Michelangelo nel contemporaneo , fuori dai musei. Originalissimi i suoi torsi classici tatuati e gli pneumatici riprodotti in marmo, lui si definisce 2scuktore”, popolare, pop e barocco, oserei dire punk per certi versi, Fabio Viale ha dato una sferzata d’aria fresca alla scultura istituzionale.

Fabio Viale

 

SERGIO FERMARIELLO (Galleria Flora Bigai)

Artista napoletano famoso per aver fatto della figura del “guerriero”armato di lancia il suo tratto distintivo, si conferma ancora una volta uno degli artisti più psichedelici e visionari del nostro panorama artistico. La cura e la maniacalità del dettaglio di opere che procurano alla vista sensazioni di vertigine, man mano che ti avvicini ti perdi dentro come se cadessi in un vortice di segni che si ripetono ossessivamente fino a inghiottire lo spettatore.

Sergio Fermariello

 

LI HONGBO (Galleria Flora Bigai)

A proposito di dettagli e “maniacalità” Li Hongbo è un vero maestro, l’artista cinese con le sue sculture flessibili fatte di migliaia di strati di carta, rappresenta una vera novità: sorprendenti sculture mobili realizzate con la tecnica a nido d’ape secolare che si usa per la fabbricazione delle lanterne in Cina, costruite pazientemente strato dopo strato. Ogni opera richiede un lavoro che si protrae per mesi se non anni, dedizione e abnegazione orientale applicata all’arte.

Li Hongbo

 

LIU BOLIN (Galleria Boxart)

Liu Bolin con i suoi autoritratti fotografici coni quali si fonde con l’ambiente circostante, prediligendo le città d’arte italiane (l’artista si fa realizzare una tuta con l’immagine di un particolare dello scorcio con cui vuole “fondersi” facendosi poi dipingere il volto e le mani da un body painter completa la sua mimetizzazione, facendosi poi fotografare).

Liu Bolin

 

SANDY SKOGLUND ( Galleria Paci Contemporary)

Artista poliedrica che crea scenografie surreali e visionarie per poi fotografarle in diverse angolazioni, produce circa un’immagine all’anno creandole in apposite “stanze” a grandezza naturale spesso avvalendosi anche di modelli e modelle che posiziona seguendo determinate coreografie, ogni sua installazione ha un significato autonomo indipendente dalla realizzazione fotografica finale con la quale finisce comunque per diventare un unico oggetto espositivo che narra e rappresenta l’artificiosità del mondo contemporaneo.

Sandy Skoglund

 

Ma l’artista che mi ha fatto letteralmente fare un balzo dalla meraviglia è senza dubbio Macoto Murayama!

 

MACOTO MURAYAMA (Galleria Boxart)

L’arte di Macoto Murayama è un originale e innovativo mix di tecnica digitale e conoscenza botanica. Grazie alla sua grande abilità nell’uso del 3D e alla sua passione per lo studio delle piante e dei fiori, crea partendo dall’anailisi al micropscopio delle ricostruzioni tridimensionali del pistillo di un fiore , dei petali, facendo ruotare il soggetto del suo studio a 360° per poi stampare su plotter queste immagini lasciando sull’opera tutte le quote e le griglie di misurazione per la ricostruzione in 3D, l’effetto finale è davvero emozionante!

Macoto Murayama

 

In conclusione mi aspettavo molto di più da questa Fiera, negli ultimi anni il livello si è abbassato notevolmente e si fa fatica a trovare cose che meritano attenzione.

Il mercato chiuso dell’arte contemporanea basato su speculazioni finanziare che non premiano il talento ma solo la capacità di portare a casa denaro difatti blocca la crescita e lo sviluppo dell’arte contemporanea, solo l’underground produce talenti che però fanno fatica ad emergere anche se i social networks danno molto spazio alla comunicazione delle novità artistiche. Sfortunatamente sono troppi e spesso si perdono nel mucchio, oggi essere artista è molto più difficile di un tempo.

 

Dopo essere uscita dalla Fiera mi sono recata alla chiesa di Santa Maria della Vita a vedere “Il compianto del Cristo Morto” di Niccolò dell’Arca: la violenza e l’intensità drammatica dell’opera le urla e l’orrore delle Marie più che al Cristo morto, le ho immaginate rivolte al mainstream e a i suoi “mostri”, ad maiora.

NIccolò dell’Arca

Roberta Fiano

 

Passione Kreativa – arte e artigianato artistico tra blog e realtà

Amici del Robyan Blog, oggi introduco una nuova categoria:l’artigianato artistico, con una realtà interessantissima nata tra Foggia e Lecco, sto parlando di “Passione Kreativa”, tre donne brillanti e piene di creatività e spirito d’iniziativa, due delle quali conosciute durante l’inaugurazione della Bottega d’Arte “RoMa” di Foggia, di cui vi ho parlato di recente.

Chiacchierando tantissimo con loro quella sera, mi son fatta raccontare la loro storia, come hanno cominciato, cosa fanno e cosa faranno nel prossimo futuro.

Passione Kreativa nasce circa 3 anni fa dall’incontro sul web di due donne Alessia e Debora, una di Foggia e l’altra di Lecco. Le due “amiche virtuali” avevano  un sogno comune, quello di realizzare un blog dedicato all’arte in tutte le sue forme.

Insieme, piano piano, pur essendo fisicamente distanti, sono riuscite a creare il blog che è diventato una pagina Facebook.

Un anno dopo, si affianca alle prime due Michela: interessi diversi, età diversa, vita diversa con la “fortuna” però, di vivere nella stessa città di Alessia, di avere amici in comune e soprattutto tanta curiosità verso tutto ciò che è creativo.

Da questo incontro nascono idee, progetti e la pagina diventa una sorta di grande piazza, dove condividere e confrontare idee e consigli, arricchiti da foto e tutorial.

Ed è proprio su questa “piazza” che Alessia e Michela incontrano Francesca: si conoscono e scoprono di avere idee e obiettivi comuni.

Si passa così così dal mondo virtuale a quello reale per avviare progetti insieme con la Bottega d’Arte Ro.Ma di Francesca e Davide. Prendono forma laboratori creativi per adulti e bambini, destinati a tutti coloro che hanno voglia di trascorrere qualche ora in serenità imparando tecniche creative.

Tra pochissimi giorni parte il laboratorio creativo Fiori Kusudama

I Kusudama fanno parte dell’antica arte orientale degli origami e si realizzano grazie a particolari tecniche di piegatura di fogli di carta che si trasformano in una sorta di sfere composte da forme geometriche che s’incastrano tra loro, oggetti originali e pieni di colore che potranno diventare ornamento per la casa oppure originali idee – regalo.

Il laboratorio partirà dall’8 maggio e terminerà il 7 giugno.

Le lezioni, della durata di 2 ore, si svolgeranno di martedì e di giovedì con un calendario da definire a seconda del numero di iscrizioni raggiunto.

Per info e prenotazioni contattare la Bottega D’arte RoMa su Facebook oppure inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica info@bottegadarteroma.com

Foggia si è arricchita di una realtà interessante che coinvolge chiunque voglia sviluppare la sua creatività o acqustare pezzi unici d’alto artigianato artistico.

Altra bella iniziativa che Passione Kreativa ha portato avanti con Francesca e Patrizia Maggi è stata quella della mostra/spettacolo “Carne Viva” in collaborazione con l’Associazione Amate Nemiche che si occupa di violenza contro le donne e e gli studenti dell’IPC di Meda – Seveso (Mi) nel novembre 2017

L’evento consisteva nella narrazione di dieci episodi di violenza contro dieci donne, casi scelti dagli alunni a cui corrispondevano dieci paia di scarpe da sposa decorate dalle artiste di Passione Kreativa con l’aiuto di Francesca e Patrizia, interpretando le emozioni di ciascuna vittima.

Un progetto utile oltre che di grande impatto emotivo “Carne viva” che possa fungere anche da format esportabile anche in altre scuole: l’arte è un veicolo irrinunciabile per far passare messaggi sociali in modo efficace e immediato, perché colpisce la sfera della percezione emotiva, arrivando dritto allo stomaco e al cuore.

 

Qui ul video dell’evento “Carne viva”

Per info su Passione Kreativa:

https://www.facebook.com/passionekreativa/

Roberta Fiano

 

 

 

RoMa – A Foggia una nuova formula per promuovere arte e artigianato

Bentrovati amici del Robyan Blog, qualche settimana fa sono andata all’inaugurazione di RoMa un art shop e laboratorio creativo nato a Foggia per la promozione dell’arte contemporanea e tradizionale unita all’artigianato artistico pugliese: i due fratelli foggiani Francesca e Davide Roberto si sono inventati questa formula interessante e assolutamente nuova che ci spiegano in questa intervista che ho fatto a Francesca:

Parlami un po’ di voi…

Io e Davide siamo nati entrambi a Foggia, io nel 1986 e Davide 4 anni dopo.

Sin da bambini, mamma ci lasciava liberi di fare di tutto, persino dipingere sui muri della nostra stanza, naturalmente a volte capitava di esagerare e disegnare anche altrove, tuttavia lei non ne faceva un dramma, perché ci ha sempre stimolato ad esprimerci attraverso l’arte, i lavoretti e il disegno.

A quattordici anni, quando inizi il reale percorso della tua vita (perlomeno cominci a darti una direzione), ho scelto l’istituto d’arte, poi Beni Culturali e infine l’Accademia di Belle Arti di Foggia indirizzo graphic design, che sto terminando adesso.

Davide, al contrario mio, sceglie il liceo classico, poi parte per Londra. Attualmente vive tra Foggia e Londra per portare avanti con me il progetto.

In base alle nostre esperienze e competenze ci siamo divisi i compiti: Davide che ormai è quasi bilingue, si occupa di pubbliche relazioni e promuove le nostre opere all’estero, curando anche la pagina facebook insieme a Giancarlo Bottone, mentre io mi dedico invece a tutto l’aspetto artistico: contatti con gli artisti, commissioni, organizzazione di Laboratori, insomma siamo una bella squadra.

Com’è nata l’idea di RoMa?

L’idea è nata mentre riproducevo un Mirò su un mobile di casa per mia madre: in quel frangente mi sono chiesta il motivo per cui queste riproduzioni dovessero essere solo di grandi artisti, perchè invece non farli realizzare da artisti ancora in vita e della mia terra? Credo che sia fondamentale poter seguire le proprie passioni e ancor più poterci vivere e portarle avanti come mestiere: oggi vendere arte è difficile ma non impossibile, perciò unire un’opera a qualcosa di utile potrebbe rappresentare un svolta, un modo per far girare l’economia e valorizzare il territorio attraverso gli artisti e gli artigiani, tramandando antichi saperi e tecniche ai ragazzi ma anche agli adulti che a loro vota potranno trasmettere ciò che hanno appreso a chi vogliono.

Questa vostra esperienza la porterete anche fuori dai confini locali?

Il nostro obiettivo è promuovere gli artisti pugliesi; è la vendita che deve circolare, al momento siamo presenti a Foggia, Napoli e Londra, più in la non so, magari negli Stati Uniti…

 Fare rete è determinante per progetti come questo, diventa quindi importante collaborare con altre realtà, per questo i social aiutano tantissimo, tuttavia vanno anche scovate col passaparola, voi siete già in contatto con alcune associazioni e gruppi artistici?

 Certo che si, siamo in contatto con le talentuosissime artigiane di Passione Kreativa, con loro porteremo avanti un discorso di collaborazioni per insegnare tecniche particolari di decorazioni: abbiamo aperto le iscrizioni al Laboratorio sui Fiori Kusudama, una tecnica giapponese di piegatura della carta molto particolare; altri contatti li abbiamo con artisti che operano da soli come ad esempio Antonio delli Carri, giovane scultore con cui stiamo confabulando per un laboratorio futuro e Laura Maggi che insegna al liceo artistico e ha insegnato all’istituto d’arte, con lei abbiamo programmato un laboratorio sulla tecnica della doratura che è appena partito.

importante sensibilizzare alla bellezza e all’arte le giovani generazioni e fondamentale per la comunità, avete in animo di coinvolgere anche le scuole nei vostri progetti?

Ovvio, le scuole sono le prime che contatteremo: il laboratorio ha preso vita a metà, se non quasi a fine anno scolastico, pertanto da settembre partiremo anche lì; educare alla bellezza è importante, se poi iniziassero a rispettarla un po’ di più anche grazie al nostro contributo, sarebbe veramente bellissimo!

sdr

Cosa consiglieresti ai giovanissimi che volessero cominciare percorsi creativi e/o artistici?

Ai giovanissimi consiglierei di impegnarsi e non lasciare andare i loro sogni e le loro passioni: so che è dura ma si può fare, i periodi neri non mancheranno, sembreranno insormontabili ma tutto passa, e lo dico per esperienza!

La passione ti salva!

Qual’è la vostra filosofia, programmare tutto con precisione o lasciarsi anche guidare dal flusso degli eventi?

In realtà è un bel mix: programmiamo gli incontri, Davide i vari articoli, poi però quando ci troviamo nella situazione lasciamo andare le cose come devono andare, al momento tutto bene! Gli eventi ci hanno portato a questo, vediamo cosa accadrà…

Progetti per il futuro?

Beh, vediamo, come ti ho detto in precedenza stiamo pensando ai laboratori con Laura e Antonio, però sono passati dalla bottega artisti interessanti con cui posso studiare delle belle linee di mobili, vedremo come andrà….

Artisti e artigiani pugliesi, se avete interesse a collaborare con questi due grintosi ragazzi, fatevi avanti e proponetevi, le informazioni su RoMa le trovate sulla pagina Facebook:

https://www.facebook.com/CreazioniRoMa/

 

 

 

 

 

 

Giunto di Cardano, Kadima e MoArt: musica e comunicazione

Bentrovati amici di Robyan Blog, dopo una lunga pausa, riprendo la mia opera di promozione di realtà creative emergenti e di cultura in generale.

 

Il 22 dicembre 2017 è uscito il terzo singolo tratto dall’omonimo album d’esordio del Giunto di Cardano dal titolo “Kadima”, loro sono una band davvero interessante che ho avuto il piacere di vedere ed ascoltare dal vivo circa due o tre anni fa al Festival Rock di “Torstock” a Torremaggiore in provincia di Foggia.

Il video di “Kadima” molto bello e accattivante dalle luci alla scenografia al montaggio, mi ha colpita particolarmente, tanto da voler conoscere gli autori del progetto.

Angelo Checcia e Francesco Nuzzi il duo di “MoArt Creative Studio”

Il video è stato prodotto in collaborazione con “Moart Creative Studio”, un gruppo di giovani talentuosi a cui ho posto alcune domande e  le cui risposte ho raccolto in questa piccola intervista che riporto fedelmente:

 

Come nasce MOART?

MoArt nasce da un incontro di personalità poliedriche la cui formazione artistica e scientifica, consente di accogliere sempre nuove sfide e sostenere progetti innovativi dall’idea alla realizzazione.

Angelo Checchia, nato a Foggia, si diploma all’istituto d’arte in Decorazione, successivamente consegue la laurea triennale e specialistica in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia e il master in Light Designer presso il Politecnico di Milano, città nella quale lavora per diversi anni. Oggi oltre a lavorare per lo studio creativo MoArt insegna nei licei artistici.

Francesco Nuzzi, nato a Foggia, si diploma all’istituto tecnico industriale con specializzazione informatica e consegue la laurea in Graphic Design presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia.

Insieme, nel 2017, formano il gruppo MoArt, le cui competenze spaziano fra i diversi ambiti dell’arte e del design, del marketing e della comunicazione, del web design e del social media marketing.

alcuni momenti del backstage di “Kadima” il video del terzo singolo dell’omonimo album del Giunto di Cardano, courtesy MoArt Creative Studio

 

Cosa vuol dire per voi comunicazione?

 Comunicare significa esprimere nella maniera più chiara e trasparente ciò che vogliamo trasmettere. Spesso cerchiamo di dire qualcosa ma non usiamo significanti effettivamente allineati al significato. Il nostro è un approccio non condizionato che considera più punti di vista, anche quelli meno usuali; grazie alla nostra formazione puntiamo alle diverse sfaccettature o almeno ci proviamo…

 

 

Quali sono gli obiettivi che vi siete dati per il vostro progetto?

 Due sono gli obiettivi fondamentali: continuare a crescere ed essere sempre pronti a raccogliere nuove sfide.

Ci piace affrontare iniziative sempre diverse e coinvolgenti alle quali veniamo in contatto, dalla scenografia alla video arte, dalla divulgazione scientifica alla creazione di laboratori, dall’editoria alla pianificazione della comunicazione, dall’arte tradizionale al design e la fotografia.

 

Siete versatili ed eclettici, spaziate con disinvoltura da un progetto all’altro:  com’è nata la collaborazione col gruppo musicale Giunto di Cardano?

 Abbiamo conosciuto il gruppo del Giunto di Cardano in concomitanza con l’esordio del loro primo album “Kadima”. Siamo tutti ragazzi che provengono dalle stesse realtà e dallo stesso territorio. Lavorare con dei giovani talenti affiancandoli nel loro percorso è senza dubbio una nostra prerogativa. Sappiamo quanto sia importante la cura dell’immagine in un epoca scandita dai ritmi esponenziali dell’innovazione tecnologica, ci vuole attenzione e professionalità, poiché in parte può decretare il giudizio positivo o negativo del pubblico.

 

Da cosa è come è nata l’idea del video? (genesi e ispirazione)

 La produzione del videoclip del terzo singolo “Kadima”, estratto dall’ omonimo disco, è stata una piacevole conseguenza scaturita dalla buona riuscita del lavoro svolto in precedenza assieme al gruppo.

Abbiamo ascoltato il brano e abbiamo cercato di comunicare ciò che la musica non riusciva a definire con chiarezza, trovando un efficace compromesso tra i due linguaggi. L’immagine e la musica sottolineano l’uno i contenuti dell’altro.

Kadìma parla di un incontro con qualcosa di speciale e di molto intimo che abbiamo rappresentato con un’immagine, un archetipo di donna vicina e passionale che al contempo può apparire anche algida e distante. Quindi abbiamo deciso di associare la potenza del colore e del contrasto per eccellenza rosso/blu ad una forma definita (la silhouette) che incanala quell’energia dandogli un senso.

 

Cosa consigliereste ai giovani come voi che volessero intraprendere un percorso simile?

 Consiglieremmo ai giovani di abbattere le frontiere di una competizione fine a se stessa e di promuovere la collaborazione, il fare rete valorizzando le proprie competenze e il proprio lavoro, ma soprattutto credere in se stessi.

 

Progetti futuri?

Oltre alle relazioni e i lavori già avviati che continueremo a curare, qualcosa bolle in pentola, ma siamo scaramantici e ci piacerebbe riparlarne, magari ad ottobre per potervi raccontare qualche bella novità.

Roberta Fiano

https://www.facebook.com/moart.creative/

www.moart.it

Scrittura e regia: Angelo Checchia e Francesco Nuzzi Direttore della fotografia: Angelo Checchia Post produzione: Angelo Checchia e Francesco Nuzzi Scenografia: Angelo Checchia e Francesco Nuzzi Lightning designer: Angelo Checchia Costumi: Francesco Nuzzi e Jazmin Akashiya Riprese: Francesco Nuzzi Fotografo di scena: Angelo Checchia

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SOUL NOIR FESTIVAL OF THE DARK ARTS (testo in italiano)

Oggi vi voglio parlare di una bella iniziativa nata quest’anno a Dublino per opera di due giovani artisti: Sinaed Keogh e Jack Rubbit:

Soul Noir Festival of the Dark Arts, il Festival delle “Arti Oscure” è una kermesse di tre giorni che ambisce a diventare un appuntamento fisso ogni anno dal 31 ottobre al 2 novembre.

Festival of the Dark Arts

Prima però di entrare nel vivo del Festival (a cui ho avuto l’onore di partecipare come artista digitale), approfondiamo l’argomento “dark arts”: verso la fine degli anni ’70 nasce dal Punk una subcultura giovanile definita “Dark wave” “Onda oscura”.

La Dark wave ha come caratteristica peculiare la celebrazione del mondo delle tenebre, delle atmosfere gotiche, la malinconia e lo spleen tipico del Decadentismo.

Questa subcultura giovanile, investe ogni forma d’espressione artistica dalla musica, all’arte visiva, alla letteratura, il teatro, il  cinema e la moda.

La Dark wave ha il suo culmine durante tutti gli anni ’80 e ’90 poi subisce un lento declino pur restando ancora molto attiva nell’underground.

Cos’è il Soul Noir Festival of the Dark Arts:

Festival emergente fondato nel 2017 a Dublino, in Irlanda. ha come obiettivo quello di promuovere artisti visivi, scultori, pittori, illustratori, musicisti, artisti del suono, danzatori e chiunque abbia una sensibilità e uno stile gotico, un senso del macabro e a cui interessi tutto ciò che circonda “L’altro” nella società.

Offrire dunque al pubblico una visione rara e unica dell’underground della cultura gotica, da sempre trascurato dal mainstream.

Il nostro obiettivo – dicono Sinead e Jack, i fondatori – è promuovere questi artisti il ​​cui lavoro può avere una piattaforma comune sia per i ribelli che per i sognatori alternativi.

Il festival è costruito sulla premessa di mostrare elevati standard di lavoro ed è un’organizzazione no-profit.

Ci basiamo su valori di equità e uguaglianza nelle arti e incoraggiamo le persone di tutti i ceti sociali a partecipare: non è necessario un diploma d’arte o qualsiasi esperienza espositiva precedente per far parte del festival.

 

Principio fondante del festival:
* Siamo aperti a tutti e tutto è gratuito.

Susan Mc William, foto di De Es

Il programma della prima edizione:

 In una suggestiva location in tema col festival: una bella residenza gotica nel centro di Dublino che risale al 1768, Soul Noir Festival of the Dark Arts ha avuto luogo dal 31 ottobre (la notte di Halloween) al 2 novembre: una kermesse che ha incluso una mostra d’arte visiva a tema e numerosi eventi live di musica, readings, art performances e danza, vi cito alcune delle più interessanti:

Rici Ni Chleirigh ha eseguito la sua nuova opera di performance art dal titolo Penelope nella notte di Halloween.
La performance di Ricí Ní Chléirigh esplora la difficile situazione di Penelope, una donna che si sentiva costretta dalle circostanze a trascorrere le sue notti a disfare ciò che di giorno realizzava.

Nell’Odissea di Omero Penelope è considerata una donna saggia, nonostante l’apparente follia del suo comportamento, perché rimane fedele a suo marito durante i suoi 20 anni di assenza.

Isabella Oberlander ha eseguito un’installazione di movimento / danza

dal  titolo: The End
“Questa è la fine, bella amica, la fine di tutto ciò che smette di essere”.     Impegnandosi con diversi stati di decomposizione della materia, questa installazione performativa si focalizza su “i finali”.

Isabella Oberlander foto di James Brady

Kevin Nolan ha suonato con il chitarrista Mark Ellison i pezzi del suo primo album Fredrick And The Golden Dawn nella notte di Halloween. Il suo LP è stato anche suonato in una stazione di ascolto discografica insieme al techno – artist Core Minimal.

Kevin è un polistrumentista che di solito suona da solo tutti gli strumenti e tutte le parti vocali delle sue canzoni. Lo stile di Nolan è un brulicante calderone in cui immerge letteratura, teatro goticheggiante, condito da un’infarinatura di burlesque infernale.

Si sono esibiti inoltre alcuni dei più grandi nomi del panorama artistico irlandese tra cui Susan MacWilliam, Pauline Cummins e Breda Lynch in mostra insieme a studenti che sono ancora all’art college.

James Sheridan foto di De Es

Gli artisti:

Ann Ensor, Aileen Wallace, Austin Hearne, Boz Mugabe, Breda Lynch,

Chloe Brenan, Ciana Fitzgerald,  Core Minimal, Costanza Mansueti

Damien O’Reilly, Eileen Coll, Esther Raquel Minsky, Dekonstrukcione,

Dorota Borowa, Isabella Oberlander, James Sheridan, Jaime Lalor

Jessica Kelly, Jonathan Mc Nicholas, Jules Michael, Katie O’Neill,

Kevin Nolan, Laura Spark, LC Butterly, Lee Boyd, Lorraine Cross, Maija Soifa Marianna Mooney, Michelle Ryan, Mike Amern

Mirjam Schiller / Wildeharth, Niamh Coffey, Pat Byrne, Pauline Cummins Rebecca Deegan, Richi Ni Chleirigh, Roberta Fiano, Robert P. Ryan

Saidhbhin Gibson,Sean Fitzgerald, Shota Kotake, Susan Mc William

 

Una mostra internazionale composta da artisti di inizio carriera o già affermati insieme ad artisti emergenti e alcuni alla prima esperienza.

I danzatori si sono esibiti con le musiche dei sound artists e Il festival è stato anche un  concorso a premi, quattro erano le categorie:
Premio Dark Heart
(Per l’artista la cui opera rispecchia maggiormente il tema del festival)

Miglior artista emergente
Migliore performance

Miglior gradimento di pubblico (annunciato l’ultimo giorno del festival)

Per realizzare questo evento i fondatori hanno messo in atto una raccolta fondi on line e grazie alla generosità dei donatori, hanno potuto creare questo momento di cultura e aggregazione dando la possibilità a ciascun artista di poter partecipare gratuitamente.

L’importanza della rete è stata fondamentale: la tecnologia avanzata sarà probabilmente lo strumento più efficace per emancipare l’undergroound e contrastare le rigide regole dei mercati chiusi del mainstream.

Roberta Fiano

 

 

SOUL NOIR FESTIVAL OF DARK ARTS

 

Today I want to talk about a beautiful project born in Dublin by two young artists: Sinaed Keogh and Jack Rubbit:
Soul Noir Festival of the Dark Arts: a three-day event that becomes a fixed event every year from 31 October to 2 November.
First, however, to enter the festival’s topic, we explore the subject of “dark arts”: in the late 1970’s, Punk developed a dark subculture called “Dark wave”

The Dark Wave has come to be a peculiar feature of world programming, Gothic atmospheres, melancholy and the typical spleen of Decadence.
This subculture invests every kind of artistic expression from music to visual arts, literature, theater, cinema and fashion.
The Darkwave has its culmination throughout the 1980s and 1990s, and then undergoes a slow decline while still being very active in the underground.

 

Soul Noir Festival of the Dark Arts

What is the Soul Noir Festival of the Dark Arts:

Emerging Festival founded in 2017 in Dublin, Ireland. it has been aimed at promoting visual artists, sculptors, painters, illustrators, musicians, sound artists, dancers and anyone with a sense of Gothic style, the macabre and whose interests all that surrounds “The Other” in Society .
The Festival offer audiences a rare and unique insight into the underground of Gothic culture which is so overlooked in the mainstream art scene.  the founders says: “Our aim is to promote these artists whose work can have a uniting platform for the rebels and dream makers pushing back against the norm. The festival is built on the premise of exhibiting high standards of work and is a non-profit organisation. We are all about fairness and equality in the arts and encourage people from all walks of life to apply, you do not need an art degree or any previous exhibition experience to be part of the festival.”

The founding principle of the festival:
* We are open to everyone and everything is free.

Audience, photo by De Es

The first edition program:

In an evocative location on the subject of the festival: a beautiful Gothic residence in the center of Dublin dating back to 1768, the Soul Noir Festival of Dark Arts took place on October 31st (Halloween night) on November 2nd: a kermesse that included a visual art show and music events, readings, art performances and dance, I mention some of the most interesting:

• Rici Ni Chleirigh performed his new performance art work titled Penelope on Halloween night.
Ricí Ní Chléirigh’s performance explores the plight of Penelope, a woman who felt compelled by her circumstances to spend her nights unravelling what she spent her days making. In Homer’s Odyssey Penelope is considered a good woman, despite the apparent madness of her behaviour, because she remains faithful to her husband during his 20 year absence.

Rici Ni Chleirigh photo by James Brady

* Isabella Oberlander has performed a movement / dance installation
title: The End
This is the end, beautiful friend, the end of things ceasing to be. Engaging with different states of decomposition, of everything that stands, this performance installation embraces endings.

* Kevin Nolan performed with guitarist Mark Ellison new material from his first album Fredrick And The Golden Dawn 6.45-8 on Halloween night. His LP was also played at a record listening station along with techno artist Core Minimal.
Kevin is a multi-instrumentalist usually performing all instruments himself as well as all vocals on his songs. Nolan is a seething cauldronful of the literary, the theatrical, and the gothically flamboyant, seasoned with a smattering of infernal burlesque.

Kevin Nolan performing. Photo by james Brady

the founders also says:

*We had some of the biggest names in Ireland including Susan MacWilliam, Pauline Cummins and Breda Lynch exhibit along with students who are still in art college. We had an international open call and had people without art degrees along with these big name artists. We had dancers to sound artists in our line up.”

Artists:

Ann Ensor, Aileen Wallace, Austin Hearne, Boz Mugabe, Breda Lynch,

Chloe Brenan, Ciana Fitzgerald,  Core Minimal, Costanza Mansueti

Damien O’Reilly, Eileen Coll, Esther Raquel Minsky, Dekonstrukcione,

Dorota Borowa, Isabella Oberlander, James Sheridan, Jaime Lalor

Jessica Kelly, Jonathan Mc Nicholas, Jules Michael, Katie O’Neill,

Kevin Nolan, Laura Spark, LC Butterly, Lee Boyd, Lorraine Cross, Maija Soifa Marianna Mooney, Michelle Ryan, Mike Amern

Mirjam Schiller / Wildeharth, Niamh Coffey, Pat Byrne, Pauline Cummins Rebecca Deegan, Richi Ni Chleirigh, Roberta Fiano, Robert P. Ryan

Saidhbhin Gibson,Sean Fitzgerald, Shota Kotake, Susan Mc William

Roberta Fiano photo by James Brady

They have also unique awards for participating artists which was presented on Halloween night.

The Dark Heart award
(For the artist whose work most reflects the theme of the festival)

Best emerging artist

Best in show

Audience favourite (announced on last day of festival)

To make this event, the founders have made an online fundraising and thanks to the generosity of donors, they have been able to create this moment of culture and aggregation, giving each artist the opportunity to participate free of charge.
The importance of the network has been fundamental: advanced technology will probably be the most effective tool to emancipate the undergroound and counter the rigid closed market rules of the mainstream.

Roberta Fiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’esistenza nociva degli pseudo artisti (e degli pseudo curatori)

Amici di Robyan blog, oggi mi voglio fare del male: parlerò degli pseudo artisti (e di pseudo curatori)!

Prima di addentrarmi nella critica alla pseudo arte, occorre che dia la definizione di chi é veramente un artista e chi no.

L’artista, quello vero, conosce tutta la storia dell’arte, sperimenta, si mette in discussione e non si accontenta mai, sa che la strada è dura e faticosa, non lo fa per denaro – uno su un milione, riesce a fare soldi – né solo per esprimersi – l’arte vera non né fine a sé stessa né un autocompiacimento del sé – lo fa per lasciare qualcosa che serva a rendere il mondo, un posto migliore.

Margaret Keane, la sua storia l’ha raccontata Tim Burton in “Big Eyes” un bel film del 2014 di cui consiglio la visione; vi sarà ben chiara la differenza tra un’artista e un impostore

Ultimamente grazie ai social, l’underground ha potuto allargare gli orizzonti come mai prima d’ora: per merito della rete oggi è diventato possibile promuovere l’arte e realizzare eventi culturali legati ad essa, quasi a costo zero, molti artisti emergenti si sono collegati tra loro creando associazioni e gruppi attivi, non solo sul web ma anche fuori dai confini dei propri paesi d’origine.

Naturalmente, come in ogni cosa che sembra “tirare”, oltre alle persone serie e motivate, ci sono anche tanti “pseudo artisti”, ovvero gli improvvisatori, quelli convinti che fare arte sia una cosa facile e che possa dare fama, ricchezza oltre che soddisfare l’ego.

Tra loro poi ci sono anche i coraggiosi che sfidano l’ignoranza del pubblico, imitando sfacciatamente i grandi artisti, questo accade nelle piccole realtà locali, dove è raro essere “beccati” per reato di plagio, tuttavia questi signori sottovalutano la potenza della rete, pubblicando le loro “opere” nel web, inconsapevoli dei rischi…

L’unico effetto nocivo che danno all’arte è quella di mancare di rispetto a chi ci crede veramente e impoverire tutto l’ambiente artistico.

Boredem – Margaret Keane

Altra categoria assai più pericolosa è quella degli impostori che approfittano dell’ingenuità degli aspiranti artisti – veri o pseudo tali – offrendo loro di partecipare a collettive costosissime, dove se ti va bene, la mostra si fa sul serio.

Ebbene come difendersi e imparare a distinguere offerte valide da pseudo – offerte?

  • Verificare sempre la fonte dell’informazione e chi sono gli organizzatori, se qualche collega vi ha già partecipato e se vi sono articoli sulle mostre precedentemente curate dai suddetti.
  • Saper calcolare il rapporto qualità (del servizio) – prezzo, se il prezzo è sproporzionato ai benefit, lasciare perdere.
  • Non essere bulimici e partecipare a mostre e mostriciattole – molte delle quali mal organizzate – meglio poche mostre, ma buone.
  • Imparare a rispettare il lavoro dei curatori, non frignare come prime donne per cose futili a meno che voi non siate già dei Picasso (e forse nemmeno in quel caso).

Questo piccolo intervento vuole essere un “pour parler” che serva a comprendere meglio alcune dinamiche che si sviluppano nell’ambiente artistico ai tempi di internet, così senza pretesa.

Magari avere tutte le risposte!

Solo di una cosa tuttavia, sono certa: molti di voi non seguiranno i miei consigli, perché sono gratis.

Roberta Fiano

 

Un mistero della Storia dell’Arte: Robyan investiga…

Oggi vi voglio raccontare ciò che potrebbe definirsi un mistero della storia dell’arte e che perlomeno resterà tale, fino a che la proprietaria di quel dipinto non potrà organizzarsi per contattare un esperto.

Chiacchierando con lei via chat le ho offerto comunque un aiuto con il mio blog, ed eccomi qui a raccontare la sua storia, sperando che qualche intenditore tra i miei amici social e followers del Robyan blog possano darci una mano.

Tutto è cominciato quando Grazia Marino de Robertis (questo è il nome della protagonista) incontra una sua amica (non la cita per riservatezza), che si è fatta fotografare vicino a un quadro, probabilmente presso una fiera Antiquaria.

Appena Grazia vede la foto ha un tuffo al cuore: due suoi antenati… ovviamente la contatta immediatamente e lei, gentilissima le fornisce ulteriori dettagli.

A questo punto Grazia va a casa dei suoi e dopo pochi giorni le mostra il suo dipinto.

Se guardate bene si somigliano e anche moltissimo! Probabilmente non sono la stessa mano…

magari un allievo di bottega… ma della bottega di chi?

E qui sta il bello…

Il cartiglio dice Annibale Carracci è olio su carta applicata su cartoncino, mentre il dipinto di Grazia è su tela…

Aggiunge inoltre Grazia che uno dei due dovrebbe essere il capostipite del suo ramo che fu a servizio del Cardinal Alberoni, intrigante prelato legato ai Farnese…

Purtroppo non ha molte notizie a riguardo, ma senz’altro per me questo è un vero mistero da scoprire, voi cosa ne pensate?