Arte Fiera Bologna 2020, il nuovo che avanza o avanza del nuovo?

Salve cari amici del Robyan Blog, riprendo dopo tanto tempo a scrivere di ciò che più mi colpisce nel panorama artistico contemporaneo, bentrovati e benvenuti ai nuovi lettori.

La settimana scorsa sono andata ad Arte Fiera a Bologna, una delle più importanti Fiere dell’Arte che abbiamo in Italia, quest’anno in un altro padiglione, molto più contenuta e raccolta delle precedenti edizioni e piuttosto giù di tono.

Passo oltre il padiglione dei soliti noti con chicche di Fontana piuttosto che Vasarely o Carrà (su cui non mi soffermo perché di loro si è già detto tutto), per inoltrarmi nel padiglione degli emergenti, dove ho trovato alcune (poche) belle novità, oltre a conferme di artisti di cui già si parla molto e bene.

In questa edizione a farla da padrona è la fotografia: interessantissimi gli esperimenti di Eulalia Valdosera (Galleria Studio Trisorio), le foto oniriche di Giacomo Costa ( Galleria Guidi&Schoen) e il progetto di Silvia Camporesi (z2o Sara Zanin Gallery) “Il paese sommerso”.

Eulalia Valdosera
Giacomo Costa

La Camporesi ha ricostruito all’interno di un acquario Fabbriche di Careggine, il paese sommerso in provincia di Lucca nel cuore della Garfagnana, dove l’Enel costrui un bacino idrico artificiale per portare acqua alla centrale elettrica di Castelnuovo di Garfagnana e farla diventare una riserva d’acqua per tutta la zona. Nella vallata che avrebbe dovuto ospitare il bacino si trovava il paese di Fabbriche di Careggine appunto, un borgo di fabbri che risaliva al XIII secolo, che, per far posto alla riserva idrica, venne fatto evacuare per essere poi completamente sommerso. Il paesino emerge ogni dieci anni in occasione dei lavori di manutenzione della diga, ma da quando i lavori si sono fermati dal 2004 per via della siccità, Fabbriche è rimasto sott’acqua.

L’artista con il suo progetto fotografico ha un duplice intento. Mostrare al mondo il paesino di Fabbriche di Carreggio e sensibilizzare le istituzioni affinchè procedano a riprendere la manutenzione del bacino consentendo l’emersione di questo splendido esempio di borgo italiano, patrimonio inestimabile della nostra cultura.

Silvia Camporesi

Andando avanti nella mia passeggiata artistica vi segnalo da approfondire la pittrice Alice Faloretti (Francesca Antonini Arte Contemporanea) con i suoi paesaggi naturali dove la sua esperienza vissuta si fonde con essi dando vita a scorci surreali e onirici e la fotografa Justine Tjallinks  (MC2 Gallery) e il suo “mondo sospeso” alla Vermeer e Rembrandt.

Alice Faloretti
Justine Tjallinks

Oltre alla consueta conferma di Igor Mitoraj (Galleria Contini) che non ci delude mai, voglio andare subito al sodo e parlarvi di ciò che a mio avviso rappresenta la vera novità (alcuni già attivi da tempo, ma poco conosciuti al grande pubblico degli appassionati d’arte contemporanea):

 

MARIELLA BETTINESCHI (z2o Sara Zanin Gallery)

Molto interessanti i suoi lavori frutto di un mix di metodi e materiali diversi sonda la realtà con un approccio multidisciplinare che passa dalla pittura alla scultura alla fotografia fino all’arte digitale.

Mariella Bettineschi

 

FABIO VIALE (Galleria Poggiali)

Definito da Camillo Langone “il giocoliere del marmo” che trascina le sculture di Michelangelo nel contemporaneo , fuori dai musei. Originalissimi i suoi torsi classici tatuati e gli pneumatici riprodotti in marmo, lui si definisce 2scuktore”, popolare, pop e barocco, oserei dire punk per certi versi, Fabio Viale ha dato una sferzata d’aria fresca alla scultura istituzionale.

Fabio Viale

 

SERGIO FERMARIELLO (Galleria Flora Bigai)

Artista napoletano famoso per aver fatto della figura del “guerriero”armato di lancia il suo tratto distintivo, si conferma ancora una volta uno degli artisti più psichedelici e visionari del nostro panorama artistico. La cura e la maniacalità del dettaglio di opere che procurano alla vista sensazioni di vertigine, man mano che ti avvicini ti perdi dentro come se cadessi in un vortice di segni che si ripetono ossessivamente fino a inghiottire lo spettatore.

Sergio Fermariello

 

LI HONGBO (Galleria Flora Bigai)

A proposito di dettagli e “maniacalità” Li Hongbo è un vero maestro, l’artista cinese con le sue sculture flessibili fatte di migliaia di strati di carta, rappresenta una vera novità: sorprendenti sculture mobili realizzate con la tecnica a nido d’ape secolare che si usa per la fabbricazione delle lanterne in Cina, costruite pazientemente strato dopo strato. Ogni opera richiede un lavoro che si protrae per mesi se non anni, dedizione e abnegazione orientale applicata all’arte.

Li Hongbo

 

LIU BOLIN (Galleria Boxart)

Liu Bolin con i suoi autoritratti fotografici coni quali si fonde con l’ambiente circostante, prediligendo le città d’arte italiane (l’artista si fa realizzare una tuta con l’immagine di un particolare dello scorcio con cui vuole “fondersi” facendosi poi dipingere il volto e le mani da un body painter completa la sua mimetizzazione, facendosi poi fotografare).

Liu Bolin

 

SANDY SKOGLUND ( Galleria Paci Contemporary)

Artista poliedrica che crea scenografie surreali e visionarie per poi fotografarle in diverse angolazioni, produce circa un’immagine all’anno creandole in apposite “stanze” a grandezza naturale spesso avvalendosi anche di modelli e modelle che posiziona seguendo determinate coreografie, ogni sua installazione ha un significato autonomo indipendente dalla realizzazione fotografica finale con la quale finisce comunque per diventare un unico oggetto espositivo che narra e rappresenta l’artificiosità del mondo contemporaneo.

Sandy Skoglund

 

Ma l’artista che mi ha fatto letteralmente fare un balzo dalla meraviglia è senza dubbio Macoto Murayama!

 

MACOTO MURAYAMA (Galleria Boxart)

L’arte di Macoto Murayama è un originale e innovativo mix di tecnica digitale e conoscenza botanica. Grazie alla sua grande abilità nell’uso del 3D e alla sua passione per lo studio delle piante e dei fiori, crea partendo dall’anailisi al micropscopio delle ricostruzioni tridimensionali del pistillo di un fiore , dei petali, facendo ruotare il soggetto del suo studio a 360° per poi stampare su plotter queste immagini lasciando sull’opera tutte le quote e le griglie di misurazione per la ricostruzione in 3D, l’effetto finale è davvero emozionante!

Macoto Murayama

 

In conclusione mi aspettavo molto di più da questa Fiera, negli ultimi anni il livello si è abbassato notevolmente e si fa fatica a trovare cose che meritano attenzione.

Il mercato chiuso dell’arte contemporanea basato su speculazioni finanziare che non premiano il talento ma solo la capacità di portare a casa denaro difatti blocca la crescita e lo sviluppo dell’arte contemporanea, solo l’underground produce talenti che però fanno fatica ad emergere anche se i social networks danno molto spazio alla comunicazione delle novità artistiche. Sfortunatamente sono troppi e spesso si perdono nel mucchio, oggi essere artista è molto più difficile di un tempo.

 

Dopo essere uscita dalla Fiera mi sono recata alla chiesa di Santa Maria della Vita a vedere “Il compianto del Cristo Morto” di Niccolò dell’Arca: la violenza e l’intensità drammatica dell’opera le urla e l’orrore delle Marie più che al Cristo morto, le ho immaginate rivolte al mainstream e a i suoi “mostri”, ad maiora.

NIccolò dell’Arca

Roberta Fiano

 

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