“Dialoghi Silenti” la voce delle immagini di Sandra Zeugna

Bentrovati amici del Robyan Blog, perdonate la lunga assenza dovuta agli innumerevoli impegni lavorativi e persino un trasloco: mi sono trasferita a Nordest!

Naturalmente la mia “mission” l’ho portata con me: divulgare l’arte e la bellezza in tutte le sue forme.

Appena stabilitami in città, grazie ai social network, ho avuto modo di incrociare un evento davvero interessante: la personale antologica di un’artista triestina, Sandra Zeugna, dal titolo “Dialoghi Silenti”, a cura di Giancarlo Bonomo e Raffaella Ferrari, presso Palazzo Frisacco a Tolmezzo (UD).

Bio dell’artista

Sandra Zeugna nasce a Trieste nel ’58 e inizia la sua attività artistica come autodidatta, in seguito frequenta due laboratori di famosi artisti triestini, con i quali ha intensi e reciproci scambi artistici. La sua carriera è ricca di numerose partecipazioni a collettive nazionali e internazionali, premi e segnalazioni.

Nel 2005, in occasione del “Premio Agazzi” della Provincia di Bergamo arriva al secondo posto, ricevendo il premio e la medaglia d’argento della Camera dei Deputati, seconda su 950 opere in mostra. L’anno successivo arriva prima su 70 artisti al ‘Premio Internazionale di Disegno” di Trieste.

All’attivo ha molte personali allestite presso molte gallerie italiane, tra queste ricordiamo la Galleria Tartaglia di Roma, l’APT di Grado, la Galleria d’Arte Contemporanea di Trieste, la Galleria Sant’Isaia di Bologna, la Galleria l’Escale di Spilimbergo, e una al Palazzo Veneziano di Malborghetto. Nel 2003 realizza una personale sotto incarico ufficiale per le Universiadi invernali a Tarvisio.

Dal 2005 al 2011 presente sia ad Arte Fiera Padova che ad Arte Fiera Reggio Emilia. Nel 2018 espone una personale antologica “Ratio Dubii” presso lo Spazio 212 a Bologna con la collaborazione di Campogrande Concept.

Nello stesso anno è ospite presso Palazzo Hercolani Bonora – AZIMUT di Bologna. Nel 2019 viene ospitata con alcune sue opere presso lo show room di Poltrone Frau ed espone una personale a Conegliano presso la Galleria Ocragialla Faber. Dal maggio 2020 è presente con molte sue opere presso la Torre Galfa di Milano.

Quando sono entrata a Palazzo Frisacco ho subito riconosciuto   l’artista accanto alla gentilissima receptionist, mi sono presentata e abbiamo subito cominciato a parlare.

Sin dal primo momento si è instaurata una bella sintonia: l’arista ha esordito affermando di aver deciso di essere lì ieri, ultimo giorno di mostra, grazie alla mia richiesta di informazioni sull’orario di apertura, sentendo che sarebbe potuto accadere qualcosa che avrebbe reso quel pomeriggio interessante.

Per quanto mi riguarda ha avuto ragione, parlare con lei, del suo vissuto, del suo mondo e di quanto l’arte abbia inciso sulle nostre vite, mi ha arricchito tantissimo, sono tornata a casa col sorriso sulle labbra, un pomeriggio davvero speciale!

“Dialoghi Silenti”

L’antologica “Dialoghi Silenti” parte dal momento in cui l’artista passa dal figurativo all’informale: i suoi esordi sono figurativi, lei disegna molto e ama l’incisione, sperimenta, mescola tecniche e modula forme e non – forme.

Durante l’esecuzione delle sue opere viene trascinata da un impeto che la conduce fino alla fine dell’opera, questo “furor” di michelangiolesca memoria, la porta a non ricordare i passaggi che l’hanno condotta al compimento del dipinto.

I suoi lavori sono dunque unici e irriproducibili, del resto la sua attitudine l’ha sempre portata a rifiutare proposte di riproduzioni delle sue opere, difatti le uniche esistenti sono presenti a Palazzo Galfa a Milano: il progetto ampio e articolato che ne ha previsto la presenza  accanto a sue opere originali.

Il suo stile attuale ha delle assonanze con le opere di Giuseppe Zigaina, grande amico di Pasolini, pittore, scrittore e autore di saggi come “Verso la laguna”, “Hostia. Trilogia della morte di Pasolini” e “Pasolini e la morte”.

Sandra ha conosciuto Zigaina negli ultimi anni della sua vita; il loro rapporto di amicizia e affinità elettiva nonchè Il ricordo intenso e colmo di affetto per l’artista, del quale ha colto a  pieno l’espressione e lo spirito, è presente nei lavori di “Dialoghi Silenti”.

Molto intensi sono i suoi lavori della serie “Da – Verso” dove racconta, dopo il trasferimento da Trieste, i primi tempi della sua vita a Tolmezzo. La nostalgia della sua città la porta a dipingere la laguna da cui, nei giorni di bel tempo, si vede Trieste da lontano.

I temi del distacco, del cambiamento e della malinconia, sono ampiamente narrati in questa serie dalle tinte forti e dalle sfumature cangianti.

 

A mia Madre

Un’opera che mi ha davvero colpito è “A mia Madre”.

il volto della madre dell’artista s’intrevede in una nuvola di colori tenui e dolci con “graffiature”color pece che rappresentano la sofferenza.

Un ricordo struggente, l’opera forse più intima e personale dell’intera mostra: l’artista non voleva nemmeno portarla, si è decisa a farlo l’ultimo giorno di allestimento. Il pudore dei sentimenti è una sua caratteristica peculiare, essendo una donna riservata e molto sensibile.

“A mia Madre”

“Covid 19 – in un tempo la verità sarà manifesta e tutta la natura si colmerà del suo splendore”

Osservando quest’opera possiamo trovare rimandi ai lavori di John Martin ed il senso della catastrofe imminente de “La Tempesta” di Giorgione.

In questo lavoro, molto potente e oserei dire maestoso, l’artista ci racconta l’attuale momento storico che il mondo sta vivendo: una pandemia dai tratti oscuri ed al momento ancora senza  soluzione.

Sandra è convinta che la Natura aggiusterà tutto e quando questo accadrà la verità su questo virus verrà a galla.

“Covid 19 – In un tempo la verità sarà manifesta e tutta la natura si colmerà del suo splendore”

Terminata la visita, ci siamo salutate con la promessa di rivederci presto, sono uscita da Palazzo Frisacco col sorriso sulle labbra e ancora più convinta che l’arte salverà davvero il mondo.

Roberta Fiano

Arte Elettronica: Kimchi and Chips di Mimi Son ed Elliot Woods

Tra le nuove forme d’ espressione artistica entra a pieno diritto l’arte elettronica, che, grazie all’uso della tecnologia e del calcolo matematico, riesce a creare suggestioni e interazioni con lo spettatore e l’ambiente che la circonda.

Dalla nascita della video – art il mercato dell’arte si è posto il problema della difficile vendibilità di tali opere a causa della loro stessa natura, trattandosi di immagini instabili e fruibili solo attraverso l’uso di monitor o televisori.

Alcune gallerie hanno utilizzato la stampa delle immagini con la numerazione delle copie per dar loro unicità, alcune andando anche a danneggiarne dei punti per aumentarne il valore di mercato.

Chi mi conosce sa che sono un’artista digitale e che le mie opere per loro stessa natura sono riproducibili, per la vendita uso numerare le copie certificandone l’autenticità, tuttavia l’anno scorso, durante una mostra internazionale alla quale ho partecipato, un collezionista ha danneggato l’opera per poi acquistarla, in questo modo se n’è assicurato l’unicità. Il valore (se continuo a crescere come artista), aumenterà notevolmente rispetto al prezzo di vendita ab origine.

Nel caso invece di opere che usano la luce e l’elettronica, le cose si complicano notevolmente, soprattutto perché questo tipo di opere sono destinate agli spazi urbani e non a quelli domestici.

Il digitale nasce come contraltare della comunicazione pubblicitaria e televisiva, anzi, in concorrenza con essa, cercando di ridefinire lo spazio delle città in relazione con chi ci vive, offrendo una sorta di ridefinizione del rapporto tra città, uomo e natura.

Kimchi and Chips by Mimi Son and Elliot Woods

Kimchi and Chips di Mimi Son ed Elliot Woods

Kimchi and Chips è uno studio d’arte di Seoul fondato da Elliot Woods, un artista di Manchester e Mimi Son, un’artista coreana. Mimi ed Elliot hanno creato questa collaborazione nel 2009, per combinare in una sorta di disciplina codificata  la forma con la materia, il concetto con il meccanismo.

Lo studio, crea azioni che sovrappongono le modalità materiali a quelle immateriali dell’esistenza, suggerendo nuovi atteggiamenti tecnici e artistici, attualizzando le realtà fittizie come esperienze fisiche, spesso impiegando la luce digitale e il calcolo per manipolare lo spazio fisico.

Le loro opere esposte in quattro continenti, hanno creato azioni ed interazioni tra natura, uomo e tecnologia digitale.

Elliot Woods and Mimi Son

Mimi Son

Mimi Son è nata a Seoul, dove attualmente vive e lavora. Affascinata fin da piccola dalla pittura e dal talento musicale del padre, da anni si occupa di arte sperimentale usando disegni e materiali di vario genere.

L’ossessione per la geometria e la filosofia buddista, l‘hanno spinta ad articolare lo spazio e il tempo da varie prospettive. Questo continuo sperimentare le ha consentito di creare opere che mirano a rappresentare un’interazione tra arte e tecnologia, materiale e immateriale, reale e virtuale, presenza e assenza.

Negli ultimi dieci anni ha lavorato come designer, docente, narratrice, curatrice e direttore artistico in vari paesi e istituzioni.

Ha completato il master in Digital Media Art and Design presso la Middlesex University e Interaction Design presso CIID. Attualmente è docente a contratto presso l’Ewha Womans University di Seoul e lavora principalmente nel suo studio, Kimchi and Chips co – fondato nel 2009 con l’artista inglese Elliot Woods.

Light Barrier 3rd Edition installation by Kimchi and Chips Studio

Elliot Woods

Elliot Woods è un artista multimediale digitale di Manchester, il suo obiettivo è mettere in relazione tra loro l’uomo e lo strumento digitale (telecamere, televisori ecc…) creando molteplici possibilità di rapporto. Usando i suoi studi accademici in fisica, produce fenomeni sensoriali da domini astratti.

Elliot tra l’alto, contribuisce al progetto openFrameworks (un ubiquo toolkit per la codifica creativa) ed è un collaboratore open source per la piattaforma VVVV. Il suo codice open source è disponibile gratuitamente su GitHub.

483Lines, installation by Kimchi and Chips Studio

L’arte multimediale e digitale è una delle ultimissime frontiere dell’arte contemporanea, con l’andar del tempo e il progresso tecnologico, sarà in grado di ottenere effetti e suggestioni sempre più intense e diversificate, rivoluzionando il modo di intendere l’opera d’arte e la sua “spendibilità” di mercato.

La presenza di gallerie importanti nelle manifestazioni come Light Barrier sono indicative e danno contezza che in un modo o nell’altro, il mercato dell’arte saprà come speculare e monetizzare questa forma d’arte, se ciò poi  sarà un bene o un male, lo scopriremo solo vivendo…

Roberta Fiano

Pianoforte, bel canto e arte visiva: CHIARA GALIOTO

Oggi Robyan Blog vi parla di un’artista eclettica che si esprime sia con la musica che con l’arte visiva, lei è la foggiana Chiara Galioto:

Chiara Galioto

Classe 1986, dopo la maturità scientifica Chiara, si laurea con lode in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia.

Diplomatasi anche in Pianoforte presso il conservatorio “Nicola Sala” di Benevento e in Canto presso il conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, dal 2014 collabora come soprano solista con l'”Ensemble San Felice” diretto da Federico Bardazzi e dal 2016, fa parte del Coro della cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” diretto da Lorenzo Donati.

Attualmente si sta perfezionando con Michael Aspinall,

ha inoltre registrato per Classic Voice, Bongiovanni e Brilliant Classics.

Ultimamente unisce la musica e l’arte con l’insegnamento come docente di Disegno e Storia dell’arte e della Musica.

 

Per farvela conoscere meglio, le ho posto alcune domande sulla sua storia artistico/professionale:

Alcune performances canore di Chiara

R.) Noi due ci conosciamo dai tempi dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, abbiamo anche fatto una collettiva insieme, non sapevo che frequentassi anche il Conservatorio, raccontami un po’ com’è nata la tua passione per il canto e il pianoforte…

  1. C.) Ho iniziato a suonare la tastiera a 4 anni. Frequentavo una scuola di musica per bambini che utilizzava il metodo Yamaha. A 6 anni, per volere dei miei genitori, ho cominciato a studiare il pianoforte e successivamente mi sono iscritta al Conservatorio. Il mio percorso di studi non è stato sempre facile; molte volte ho pensato di abbandonare perché, secondo alcuni insegnanti, non ero abbastanza dotata. In quegli stessi anni, comunque, ho scoperto che mi piaceva cantare. Facevo parte come soprano del coro “Leonardo Murialdo” di Foggia, diretto da Antonio Forchignone, ci esibivamo spesso, eseguendo brani polifonici o con accompagnamento orchestrale, anche di grande difficoltà.

Ricordo con piacere le emozioni che il canto corale ha saputo regalarmi: mossa da questa nuova passione, due mesi prima di diplomarmi in Pianoforte, ho sostenuto l’esame di ammissione al corso di Canto lirico presso il conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia e ho iniziato così questo nuovo percorso di studi a 24 anni, un’età considerata da molti cantanti, già avanzata. Dopo quattro anni, ho realizzato il progetto di andare a vivere da sola e mi sono trasferita a Firenze, dove mi sono diplomata in Canto presso il conservatorio “Luigi Cherubini”.

Ho sostenuto poi le prime audizioni e iniziato a dare concerti come solista e in Ensemble.

Chiara durante un assolo

R.) Dal tuo percorso artistico si evince che ti esibisci soprattutto in Italia, ti piacerebbe esibirti di pià all’estero? Ci sono differenze, a tuo avviso tra il modo di gestire e valorizzare il tuo ambito musicale in Italia rispetto al resto del mondo?

C.) Ho avuto il piacere di esibirmi, insieme all’Ensemble San Felice, in Austria e in Slovenia: ho notato come nel resto d’Europa la musica classica sia più apprezzata ed eseguita che in Italia. Qui, come sai, la cultura non è sempre valorizzata come meriterebbe e per un giovane musicista emergere potrebbe richiedere sforzi notevoli, anche a causa di una certa tendenza, tipica del nostro Paese, a far gestire il mercato musicale da poche persone o associazioni. Sono tuttavia convinta, che, con la perseveranza si possano ottenere importanti risultati.

 R.) L’arte visiva e la musica sono due mezzi espressivi che usano linguaggi diversi anche se contigui, con quale dei due riesci a tirar fuori meglio il tuo mondo interiore?

C.) Sia il disegno, la pittura che la musica, sono sempre state una parte fondamentale della mia vita: mi hanno sempre accompagnato dando senso alla mia esistenza. Non ho un mezzo espressivo preferito: per me la pittura è un atto essenzialmente intellettuale, che richiede anni di studio, perché il colore va capito e dominato. Il canto è espressione del corpo e dell’anima, mette in gioco la propria fisicità. Bisogna imparare la respirazione e la tecnica prima di riuscire a trasmettere le proprie emozioni. Cantare richiede un grande sforzo fisico e mentale.

Alvune opere di Chiara

R.) Cosa consiglieresti ai ragazzi che volessero intraprendere il tuo stesso percorso di formazione?

C.) La determinazione e lo studio, nel campo dell’arte, sono fondamentali, non bisogna mai lasciarsi abbattere o pensare di smettere se ci s’imbatte in ostacoli e delusioni, che del resto fanno parte della vita, specie quella artistica.

Una delle registrazioni in cui è presente Chiara : Officium Sancti Miniatis – dall’Antifonario Arcivescovile di Firenze – Coro Veri Galilaei – Enzo Ventroni . Ensemble San Felice – Federico Bardazzi, pubblicato da Bongiovanni

R.) Progetti futuri?

C.) Sono all’inizio del mio percorso: continuerò a studiare e a sostenere audizioni e concorsi. Mi piacerebbe ampliare le mie possibilità artistiche sia in Italia che all’estero.

Effusum Est Nomes Eus: locandina dell’assolo di Chiara accompagnata da Annalisa Carone al clavicembalo, in occasione delle Celebrazioni per i 600 anni della Fondazione “Venerabile e Nobile Compagnia di San Nicolè di Bari detta del Ceppo” a Firenze

Chiara ha molto talento e un’intelligenza acuta dotata di grande ironia, durante le esperienze artistiche che abbiamo condiviso in passato, ho apprezzato soprattutto il suo garbo e la sua professionalità, l’entusiasmo con cui intraprende i suoi progetti e coltiva le sue passioni.

Se seguite il mio blog, vi sarete ormai resi conto di quanto siano comuni le istanze degli artisti italiani di cui ho scritto: tutti lamentano lo scarso interesse delle istituzioni alla cultura, atteggiamento che rende sempre più complicato l’emergere delle eccellenze in un ambito che dovrebbe, nel nostro Paese, essere prioritario – internet ci permette di far conoscere a costo zero questi talenti, i blog come il mio hanno questa mission.

Chi è della zona e volesse sentire Chiara, può trovarla qui il 9 giugno prossimo:

“Beata Umiliana de’ Cerchi£ Donna della carità – Basilica di Santa Croce (Fi), sabato 9 giugno 3028 ore 21,15 – Chiara si esibirà tra le voci soliste

Il Robyan Blog i è seguitissimo nonostante io non abbia sponsorizzato nessuna pagina e con l’impegno ulteriore di tradurre in inglese alcuni di questi articoli (non tutti ahimè, per mancanza di tempo), posso stimare una percentuale altissima di stranieri interessati rispetto agli italiani: sarebbe curioso capire le motivazioni di questa disparità di attenzione che poi evidentemente si traduce anche a livello istituzionale, siamo forse noi un popolo…?

Mi auguro tanto di no.

Roberta Fiano

 

 

 

 

 

ART BEAT n° 2 – Robyan Talk about Nicoletta Ceccoli

Hi all, in the second episode of ART BEAT i decided to talk about an illustrator very interesting: Nicoletta Ceccoli.

Born in 1973 in the Republic of San Marino, where she lives and works, Nicoletta Ceccoli graduated from the Urbino State Art Institute in the animation film section. However, she dedicates herself to illustrating childhood books, becoming famous when she moves the subject of her illustrations, representing enigmatic little girls with ethereal features, with an extremely delicate and meticulous pictorial technique. From that moment she becomes an artist loved all over the world.

She also has published more than twenty works for major Italian publishing houses (Mondadori, Fabbri, Arka, Fatatrac, San Paolo) and for some foreigners in England, Taiwan and Switzerland. Her books have been translated in France, Korea, Mexico, Spain and the United States.


In the 2001 she was awarded at the Andersen-Bay of fairy tales Award as best illustrator of the year, while in 2002 her illustrations for Pinocchio published by Mondadori received the “Award of excellence” from Communication Art (USA). She did many exhibitions in Italy and abroad (Osaka, Tokyo and Bratislava). For the Republic of San Marino she did also three series of postage stamps dedicated to children’s rights, Christmas and circus. The series dedicated to Christmas received the  Cavallino d’oro Bolaffi  award as the author of the best sketch of 2001.

I love her illustrations because they are cute and scary at the same time. Her little girls are candidly disturbing, realism and surrealism: are mixed up in an enchanted and terrible univers.

The sweet creatures of Nicoletta Ceccoli are fragile and icy: Sirens, strong little landladies, insect women, amazons armed with hood and sword: ethereal and terrifying figures in a sort of fantastic parallel world in which the dawn lights soon revealed the deceit. A place full of surrealistic suggestions, where these dolls from porcelain skin are moving, far from being fragile and innocent.

DRACULA CLOTHING, Goth fashion dal gusto retrò

Mi è sempre piaciuto il gotico e sono una dark convinta dai tempi del liceo.

La subcultura giovanile definita Darkwave si è sviluppata intorno alla fine degli anni ’70, dopo l’esplosione del movimento punk che con rabbia rivendicava la delusione per il fallito tentativo del ’68 di cambiare la società.

 

La rabbia però presto cedette il posto a uno stato di melancolia molto simile allo spleen del Decadentismo di fine ‘800, tale fenomeno prese il nome di Darkwave.

 

Queste subculture giovanili comprendono tutte le forme di espressione: dalla musica alla letteratura, dall’arte alla moda.

 

Dai completi di pelle borchiati e le creste colorate dei punk si è passato a un abbigliamento prevalentemente monocolore: il nero domina incontrastato o al massimo accompagnato dal rosso, viola e bianco. Abiti lunghi e ottocenteschi per le donne e jeans e camice lunghe con jabots per gli uomini, i capelli cotonati a formare una specie di fontanella, trucco pesante su occhi e bocca, pelle bianchissima con uso a volte anche di cerone.

Bauhaus, uno dei gruppi cilt della darkwave anni ’80

Nascono così i primi negozi goth: ricordo a Roma uno dei più famosi “I Cantieri del Nord” che vendeva esclusivamente abiti per dark e punk, con vetrine che erano vere e proprie scenografie horror.

 

Dopo la fine degli anni ’80 fino a metà anni ’90 si assistette a un declino della Darkwave anche se i pochi irriducibili come me, continuano ancora oggi a seguire quella subcultura.

Siouxsie and the Banshees altra band culto della dark wave anni ’80

 

Tra questi c’è senz’altro il fotografo e “goth fashion addict” come lui ama definirsi Truls Stokka che dopo essersi laureato all’università di Olso comincia a lavorare come CEO presso la Zylife nel 2004 fino al 2007, quando, nello stesso anno diventa imprenditore e crea la Dracula Clothing.

Dice Truls:

“Ho aperto Dracula Clothing nel 2007. Ho girato spesso a Camden ma non ho mai trovato tutto quello che volevo. Le poche cose che ho acquistato erano molto costose, viaggiando in giro per il mondo a un certo punto mi sono fermato in India dove ho trovato dei sarti eccellenti. Così ho deciso di creare un negozio che vendesse vestiti su misura ad un prezzo più ragionevole. I nostri sarti oltre ad essere molto professionali, amano quello che creano. La qualità di ciò che fanno è la migliore che abbia mai visto.”

 

Personalmente amo moltissimo questa moda e questo negozio che offre abiti originali e molto ben fatti a prezzi non eccessivi se si considera la manifattura artigianale e la qualità dei tessuti: sono capi che riprendono i tagli tipici di fine ‘800 con bustini, gonne lunghe e ampie, crinoline e pizzi, cappotti e cappe in perfetto stile Dracula di Bram Stoker, sono abiti particolari che non si indossano tutti i giorni, il total look va bene per artisti, musicisti o dj gotici, tuttavia qualche pezzo come una camicia o una giacca o un cappottino sono perfettamente portabili da tutti.

 

 

Sinéad Keogh – IF YOU WERE MINE

Sinéad Keogh è una giovane artista irlandese che ho chiamato spesso a partecipare ad eventi artistici in Italia e in Irlanda.

Art performer molto creativa  e profonda che con le sue “azioni” indaga i sentimenti e il rapporto a due.

La performance “If you were mine” racconta la sostanziale differenza tra l’amore com’era un tempo e l’amore com’è oggi nell’era digitale, dove tutto ciò che è privato diventa pubblico.

Il titolo le è stato ispirato dalla canzone “If you were mine” scritta da Teddy Wilson e cantata da Billie Holiday, singolo pubblicato nel 1947.

La musica da’ un senso di allegra spensieratezza mentre il testo è malinconico e doloroso.

L’artista per la sua performance ha lasciato suonare un giradischi vintage con un video proiettato in alto quasi a sovrastare lo spettatore.

La performer interagisce con il video come se ne fosse parte: mondo reale che si confonde con mondo virtuale e viceversa, metafora dei ‘tempi moderni’

Artist bio:
Sinéad Keogh is a multimedia performance artist with a recently finished MA in Fine- art from NCAD (National College of Art and Design) in Dublin. Sinéad is also an expressionist dance instructor at the NCBI (National Council for the Blind of Ireland) for the past four years. Keogh has had many exhibitions in Dublin institutions such as The Broadcast Gallery, IMMA, and The Lab and exhibited internationally in New York, Italy and Glasgow. Keogh has made work for festivals such as BIFPA and The Bram Stoker Festival. The utilisation of raw human states are ever present through the artists practice created from ideologies of intensification of the senses leading to immersive , often emotional experiences. Keogh has collaborated with groups such as Create and performance artist Pauline Cummins. Keogh works and is based in Dublin.

Artist statement:
The intention for the artwork is to create a socially reflective installation that constructs a counterbalance between the age old idea of finding true love and the modern reality of love in the digital age. The piece reflects a state of a public act becoming private and a private act becoming public.The title for this work If you were mine is a Jazz/Blues song composed by Teddy Wilson featuring Billie Holiday which was released as a single in 1947. The song gives a feeling of charm and light heartedness but there is a bleak and painful sensibility to the lyrics themselves …
If you were mine, I would live for your world alone,to kneel at your shrine
I would give up all that I own
.
For the purposes of this work I have obtained the single on record which will be played in the installation space off a record player. The video was designed to be shown large scale and from a height above the viewer and the preformer to create the illusion that she is on screen and interacting with the performer in the space. Her voice is echoed also to demonstate this illusion that she is speaking in the space.

 

IL DIAVOLO DI TUFARA

A Tufara in provincia di Campobasso l’ultimo giorno di Carnevale si celebra una tradizione davvero particolare con protagonista sua maestà il Diavolo in persona!

Il Diavolo di Tufara è una maschera zoomorfa, come poche altre in Italia e all’estero.

Gemellata con i Mammutones della Sardegna e altre maschere simili, ogni anno partecipa a raduni su tutto il territorio nazionale.

Il Diavolo secondo la tradizione viene vestito con 7 pelli di capra, e rappresenta sostanzialmente lo spirito del Carnevale, che in questo rito, viene processato e infine condannato a morte (motivo per cui si celebra il martedì grasso).

Oggi è la festa più sentita a Tufara, ed è un vanto mettere i panni del Diavolo per i tufaroli Altri personaggi ruotano attorno alla figura centrale del Diavolo: “la Morte” (con il viso bianco e la falce), i “Folletti” (tutti vestiti di nero) che trattengono il Diavolo in catene.

Il Diavolo con i Folletti e la Morte che agitano campanacci, gira danzando in maniera singolare per tutto il borgo, fino ad arrivare sotto al Castello dove ha luogo il processo con la Giuria e il Padre e la Madre del Carnevale, nonostante tutti i tentativi della madre del Carnevale compresa la corruzione di un membro della Giuria, il figlio viene condannato a morte e un fantoccio viene ucciso e gettato tra le braccia del Diavolo che lo infilza col suo tridente. Muore, ma la Madre ha subito pronto un altro neonato (il prossimo Carnevale) che da’ speranza di continuità e che non tutto è perduto.

La storia e le Maschere della Tradizione

Nato in tempi remoti, in un mondo arcaico, in armonia con la natura, espressione di riti ancestrali rudi, misteriosi e magici “il Diavolo” antica maschera carnevalesca, si rivela, l’ultimo giorno di Carnevale a Tufara, tra folli corse e acrobazie temerarie. Tramandato nei secoli, espressione tipica della comunità, richiama cultori da tutto il mondo. La figura caprina, il tridente fra le mani, i movimenti accattivanti, suscitano timore e superstizione. Tutti vorrebbero evitarlo, ma ognuno in fondo al cuore spera di essere circondato dal suo seguito urlante. Da dove sbuca quest’essere insolito, misterioso? Dagli inferi, da un’antica casa abbandonata dove occulti riti lo riportano in vita per correre tra le vie del paese? Chi è? Quale mistero cela dietro la nera maschera? È forse figlio della dimenticata primavera, quando a gemma germoglio e fiore si tributava sangue perché crescessero più forti e abbandonati, o quando l’uomo per scrollarsi di dosso l’agghiaccio invernale, danzava e intuiva la natura al risveglio? O forse è l’inquisitore, l’ammonitore delle coscienze ribelli, dove il giogo è pesante e la libertà impellente? “Il Diavolo” forse è tutto questo o forse tutt’altro, ma a Tufara, lo si attende con ansia, per liberarsi con lui di un folleggiare breve e cruento, per dimenticare in un giorno quanto dura è la fatica di vivere. La maschera, è tra quelle che conservano le antiche caratteristiche da cui traggono origine, anche se il suo significato primitivo si è in parte perduto, essa rappresentava, un tempo, la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste venivano celebrate in quasi tutte le realtà agresti. Infatti Dioniso, cosi come la vegetazione di cui era dio, moriva e si rinnovava perpetuamente.

maschera di Dioniso

Il Diavolo

Maschera zoomorfa, rappresentante del Dio in terra, era vestito con 7 pelli di capro, animale sotto le cui sembianze amava manifestarsi il Dio.
Si sa, però, che il sacro spesso non va d’accordo con il profano, cosi, con l’avvento del Cristianesimo, il rito pagano fu “declassato” a mera maschera carnevalesca, con l’aggiunta di figure ad essa spesso estranee.
Ed è sotto questa forma che noi lo conosciamo oggi.

La Morte

Il Diavolo è preceduto dalla MORTE, impersonata da figure vestite di bianco con il viso impasticciato di farina e che rappresentano la purificazione. Il simbolismo è chiaro: il seme muore per dar vita alla pianta, si purifica nel terreno per poi rinascere, a primavera, trasformandosi in raccolto. La morte è armato di falce, il cui roteare evoca i gesti metodici, ripetitivi e decisi dei contadini al momento del raccolto: il canto di questi ultimi è sostituito da urla, grida e salti delle maschere.

I folletti

Trattengono il Diavolo in catene e lo trascinano per le vie del paese: il Diavolo salta, si rotola, cade a terra e cerca di “sedurre” chi incontra per strada, perché entri a far parte dei suoi adepti.

La Giuria

La popolazione cercando di privarsi di tutti i peccati commessi durante l’anno punta il dito verso il Carnevale, rappresentato nella nostra tradizione da un pupazzo di paglia, assegnandogli tutte le colpe. Carnevale verrà processato da una giuria scanzonata con l’aiuto di un avvocato difensore corrotto. La giuria raccoglierà le voci della popolazione e le testimonianze dell’avvocato difensore, ma la decisione sarà sempre la stessa, CONDANNA A MORTE per Carnevale. Carnevale chiede come ultimo desiderio un piatto di spaghetti al pomodoro e un bicchiere di vino rosso. Carnevale viene ucciso e lanciato tra le braccia del Diavolo che lo aspetta con il tridente rivolto verso il celo per infilzarlo e lacerarlo definitivamente.

La Madre e il Padre di Carnevale

Nonostante i sacrifici per pagare il miglior avvocato, i pianti e le urla della Madre del Padre, il Carnevale muore. Non muore invece la speranza, poiché la MADRE – PARCA, con in mano il filo del destino, conocchia e fuso, ha già pronto un altro neonato – simulacro (il prossimo Carnevale), che darà continuità al rito.

U’ Pisciatur

Un’ultima figura, nonché meno importante, è quella de “U’ PISCIATUR” il quale rappresenta i vizi, l’allegria e il trionfo del caos del carnevale che finiranno con la morte dello stesso.

Si ringraziano:

Silvano Mastrolonardo per la segnalazione e il racconto e l’Associazione Culturale l’Antica Maschera Il Diavolo per le prezioese informazioni da cui è tratto questo articolo.

Hélder Fonseca INQUIETAÇÃO “Poesia e pensamentos”

 

Helder Fonseca è un filosofo, poeta e scrittore che vive e lavora a Bragança in Portogallo, vi scrivo un breve passo tratto dal suo libro di poesie INQUIETAÇÃO “Poesia e pensamentos” in lingua orginale e in italiano modestamente tradotto da me, sperando di essere stata all’altezza del compito.

Ao leitor

Esse é um livro para a mente, e alma. Um livro para emancipar a nobreza do nosso interior e estimular em nós o amor. O amor por nós mesmos e por nossa distinta autenticidade, o amor pelos outros e aceitação de suas singularidades, o amor pelo simples, o amor pelo belo, o amor pelo valor em detrimento do preço, o amor pela evolução pessoal visando um comum progresso, o amor pela vida.

 

Dedicatória

Dedico esta obra à minha amiga Bárbara Rådhner base estrutural da pessoa que sou, e o meu suporte incondicional em qualquer situação. Inevitavelmente, inspiração de muitos capítulos da minha vida.

 

Prefácio

Inquietação é uma obra literária de género poético em que o autor se debruça sobre diversas questões intrínsecas da vida do homem. Questões estas de carácter existencial, de auto conhecimento, de força interior, de amor, da sua visão e relação com o mundo à sua volta, e de sentimentos tanto os que confortam quanto os que afligem a alma de qualquer humano vivente. Como o nome sugere, esse livro representa noites em claro e reflexões que não se continha no interior e obrigaram os dedos do autor a transmiti-las para a folha de papel. Inquietação é como uma foto da vida do seu autor, pois representa um período de seu profundo autodescobrimento e definição de sua filosofia de vida uma vez que foi escrito numa altura em que o mesmo passava por uma fase de desenvolvimento pessoal que o fez revolucionar o seu modo de ver o mundo e apreciar vida.

Al lettore

Questo è un libro per la mente e l’anima. Un libro per emancipare la nobiltà della nostra interiorità e stimolare il nostro amore. L’amore per noi stessi e la nostra autenticità distintiva, amore per gli altri e l’accettazione delle loro singolarità, di amore per la semplicità, l’amore per il bello, l’amore per il valore del prezzo da pagare, l’amore per l’ evoluzione personale verso un progresso comune, l’amore per la vita.

Dedica

Dedico questo lavoro alla mia amica Barbara Rådhner base strutturale della persona che sono, e mio sostegno incondizionato in ogni situazione. Inevitabilmente, ispirazione di molti capitoli della mia vita.

Prefazione

Inquietudine è un’opera letteraria di genere poetico in cui l’autore si concentra su diverse questioni intrinseche della vita umana. Questi problemi di carattere esistenziale, la conoscenza di sé, la forza interiore, l’amore, la sua idea e rapporto con il mondo che ci circonda, sia i sentimenti che confortano che quelli che affliggono l’anima di ogni essere umano vivente. Come suggerisce il nome, questo libro sono le notti insonni e pensieri che non è riuscito a contenere in sé costringendo le dita a trasmetterle alla carta. Inquietudine è come un quadro della vita del suo autore, rappresenta un periodo della sua profonda auto-scoperta e la definizione della sua filosofia di vita, scritto in un momento in cui stava subendo una fase di sviluppo personale che ha rivoluzionato il suo modo di vedere il mondo e godersi la vita.

 

Eu só quero o silêncio,
sonho acordado.
Som maduro e luz,
por montanhas azuis
O misterioso pensamento
em que posso voar!
As expressões calmas.
Oh, que alegre tristeza tu me provocas,
vêm de idades mais profundas,
onde podes tocar os teus silêncios.

Voglio solo il silenzio,
sogno ad occhi aperti.
suono maturo e luce,
dalle montagne azzurre
Il pensiero misterioso
capace di volare!
Le espressioni di calma.
Oh, che dolore gioioso tu mi provochi,
Proviene da epoche più profonde,
dove è possibile riprodurre i silenzi

 

“É profícuo escrever de noite
porque de dia, vejo
rostos tristes, ausentes.
Em busca do futuro
rasgam o sentimento
com o presente”.

“E proficuo ascrivere di notte
perché il giorno, vedo
facce tristi, assenti.
In ricerca del futuro
strappo la sensazione
con il presente

 

Ela dorme
a noite – enorme
o dia acorda
trás memórias
do tempo sentido

lei dorme
notte – fonda
il giorno risveglia
i ricordi passati
del tempo sentito.

 

A luz mais brilhante
Com amigos por perto
noites maravilhosas.
Alcançamos as alturas inebriantes daquele mundo de sonhos
névoa incandescente do amanhecer
A água que flui.
O rio sem fim.

La luce è più brillante
Con gli amici cari
notti meravigliose.
Abbiamo raggiunto le vette inebrianti di quel mondo dei sogni
Incandescente nebbia dell’alba
L’acqua che scorre.
Il fiume senza fine.
Prazer em ser ouvido em ser tocado,

no ponto só meu,

ventos tempestades,

gritos de sensações, aplaudo sozinho o meu prazer……

perdi-te na noite arrependida do nada…. nua,

doce, de partidas constantes, onde encontro o meu eu,

atinjo o meu êxtase, quando sozinho estou eu..

 

Piacere di essere ascoltato per essere toccato,
l’acme del mio,
tempeste di vento,
grida di sensazioni, applaudo da solo il mio piacere

Ti ho perso nella notte delusa per nulla …. nuda,
dolci, le partite costanti, dove incontro il mio io,
Raggiungo la mia estasi quando sono solo ..

 

A chuva tem uma vaga ternura secreta,
é um beijo azul que a Terra recebe.
Amor acorda no azul do teu sonho.
Eu sou poeta e vejo a água a meditar.

La pioggia ha una vaga tenerezza segreta,
Si tratta di un bacio blu che la Terra riceve.
L’amore si sveglia nel blu del tuo sogno.
Io sono un poeta e vedo l’acqua pensare.

 

Porque sou um homem que procuro o prazer
tenho margens onde a vida é evitada
e há corpos que não devem ser repetidos na madrugada.
Este é o meu mundo, amigo
e a vida não é nobre, nem boa, nem sagrada.
pode um homem, querer
uma brisa tua, que vem do sono
onde sentes o acordar
do sono mal dormido.

Io sono un uomo che cerca il piacere
I lidi dove si evita la vita
e ci sono corpi che non devono essere rivisti al mattino.
Questo è il mio mondo, amico
e la vita non è nobile, né buona, né sacra.
può un uomo desiderare
il tuo respiro che viene dal sonno
dove si sente la scia
del sonno mal dormito.
Atrás de cada espelho
há uma estrela morta
há uma eterna calma
Nos olhos abertos
infinitos caminhos.
desses campos ocultos.

Dietro ogni specchio
vi è una stella morta
vi è una calma eterna
I nostri occhi aperti
infiniti percorsi.
questi campi nascosti.

endurecidos…
caminhos não percorridos
que o tempo desfaz.

Temprati …
cammini non percorsi
che il tempo annulla.

A noite enorme
telhado de vidro
mente distante.
Ausente
a cor existe
o poeta resiste.

La notte profonda
tetto di vetro
mente lontana.
assente
il colore esiste
il poeta resiste.

 

Este peso do mar a bater-me,
onde nenhum sonho,
te sinto tocar-me
sinto a tua presença
do meu peito afundado.

è il peso del mare a farmi male,
dove nessun sogno,
ti sento mi tocchi
Sento la tua presenza
sul mio petto incavato.
Noite tranquila
alma escura para sempre.

serata tranquilla
anima oscura per sempre.

Vi os rostos, sonhos e estradas
vi o teu silêncio sofrido
o ar transparente
de tristezas e alegrias
vi as noites de Boémia
e corpos nus, transparecendo
sombras escuras.

Ho visto i volti, i sogni e le strade
Ho visto il tuo silenzio sofferto
l’aria trasparente
di gioie e dolori
Ho visto le notti di Boemia
e corpi nudi, respirando
ombre scure.
Não me deixes perder
o que eu ganhei
e decorar o teu corpo
com mil folhas de outono festivo.

Non farmi perdere
quello che ho
e decorare il tuo corpo
con le mille foglie di un autunno festoso.

A lua brilha sobre o mar,
Os gemidos de vento
e aumento de movimento suave-
Ondas de prata e azul
o ar sopra suavemente
sempre que estás presente

La luna splende sul mare,
I gemiti del vento
e cresce il movimento soave
onde d’argento e blu
l’aria soffia dolcemente
quando ci sei.
Uma verdadeira amizade é
Fácil de começar
Difícil de terminar
Impossível esquecer.

Una vera amicizia è
Facile da cominciare
Difficile da finire
Impossibile da dimenticare.

 

Quando o frio da noite chega.
Eu convoco as lembranças do passado,
Suspiro pelo que ontem fui buscar,
Chorando o tempo já desperdiçado,

Quando la notte fredda arriva.
evoco i ricordi del passato,
Sospiro per quello che cercai ieri,
rimpiangendo il tempo ormai perduto,

 

Rasgam-se as nuvens no céu estrelado,
Invade-se a vontade de gritar,
o Sol mantém-se ao longe…calado,
Ouvindo o som do belo luar. A lua adormece por fim.
Mas o Sol nada leva a mal,
pois ama a Lua tanto assim,
que voltará a encontrá-la
num sonho de mel gelado

strappo nuvole nel cielo stellato,
m’ Invade la voglia di urlare,
il sole rimane a distanza … silenzioso,
Sentendo il suono della bella luna. La luna, infine, si addormenta.
Ma il sole non porta nulla di male,
perchè ama tanto la luna,
che tornerà a trovarla
un sogno di miele gelato

Tenho marcas em mim
de uma noite que embarca
vazia de estrelas
porém ainda molhada de gestos
no céu preto dos ventos
Sólido pedaço no Céu,
toda a imensidão diminuta
em noites frias sinto a tua
presença junto de mim.

Ho segni su di me
una notte piatta
vuota di stelle
ma ancora bagnata di gesti
sopraa un cielo nero di venti
solido pezzo di cielo,
tutta l’immensità si fa piccola

nelle notti fredde sento la tua

presenza accanto a me.

© Hélder Fonseca

Traduzione: Roberta Fiano

 

 

ONYRIA quattro pittrici e il sogno…

ONYRIA

Collettiva di pittura al femminile

 

“Non c’è occhio d’uomo che abbia mai sentito, né orecchio che abbia mai veduto, non c’è mano che abbia mai assaggiato, né lingua che abbia mai toccato, né cuore che abbia mai raccontato un sogno come il mio…” (William Shakespeare, Sogno di una notte di mezz’estate)

 

La storia, le scienze, le arti, da sempre indagano lo sconfinato mondo dell’onirico.

Un viaggio sospeso tra l’immaginario e il reale: la dimensione mitologica del Dio Morfeo contrapposta alla lucida psicanalisi di Freud.

Sogni che possono essere interpretati alla luce delle nostre ambizioni.

Speranze, desideri, paure, angosce…

Sogni che si realizzano o che si frantumano, lasciando vuoti incolmabili.

Romantici o disincantati, colorati o in bianco e nero, sensuali o tragici, i sogni ispirano la mente rendendola viva, creativa ma soprattutto capace di intraprendere e rendere reali grandi imprese.

In una notte stellata, girovagando tra i cortili del nostro inconscio, potrebbe

capitarci di tutto, personaggi, luci, ombre, colori, scenari potrebbero indurci a lasciare che il viaggio continui in un’atmosfera senza tempo e senza confini.

 

Tutto questo sarà interpretato dalla vena creativa di quattro artiste: Maria Anna Berardini, Elena Catalano, Teresa D’Agnelli ed Elisabetta Fuiano.

 

La sera del vernissage, dopo la presentazione, potremo entrare nel mondo dell’inconscio e dell’onirico con la performance teatrale di Maggie Salice, attrice del Teatro dei Limoni di Foggia: un viaggio artistico da vivere tutto d’un fiato, raccontato anche dalla videocamera di Rocchino Franchelli e per l’occasione, l’evento si tramuterà nella prima video-trasmissione di Art Beat, il radio show sull’arte contemporanea condotto da Robyan in streaming su Radio Athena Beat.

Appuntamento a venerdì 3 febbraio, a partire dalle ore 21:00 presso il Caffè Tra Le Righe di San Severo, in Via De Cesare 13. La mostra, a cura di Aradia Art Management, sarà visitabile fino al 3 marzo.

Ingesso libero.

BIO MARIA ANNA BERARDINI

La pittrice nasce a Genova ma attualmente vive a San Severo. Ha frequentato corsi di grafica, pittura e restauro. Usa varie tecniche come olio, pastello, acrilico, china su vari supporti come carta, tela e iuta. Negli anni ‘70 inizia la sua attività artistica esponendo in rassegne, concorsi, mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero ottenendo premi e validi riconoscimenti. Recensita da diversi critici su riviste e cataloghi d’arte accreditati, tra cui L’Acca,

L’Elite, Il Quadrato, Avanguardie Artistiche, alcune sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.

 

BIO TERESA D’AGNELLI

L’artista, classe ’88, nata a Canosa di Puglia, attualmente frequentante l’ultimo anno di specializzazione all’Accademia delle Belle Arti di Foggia.

Ha appreso l’arte della Pirografia da Carlo Proietto e successivamente l’ha fatta sua sperimentando e fondendola con altre tecniche come l’incisione con le lime, l’intaglio e l’uso dei pastelli. Per la mostra Onyria farà un omaggio ad uno dei suoi artisti preferiti, Salvador Dalì.

 

BIO ELISABETTA FUIANO

L’artista, nata a Tortona nell’81, ha studiato presso l’Accademia delle Belle Arti di Foggia.

Per molti anni abbandona il pennello, per dedicarsi a studi sull’arte esoterica ed i suoi simbolismi. Nell’estate 2011 riprende a dipingere e crea opere, anche grafiche, ottenendo una pubblicazione nel giornale d’arte casertano “ExpoArt” e partecipa a varie mostre ed eventi a Siena, Ancona, Vigo (Spagna), Catania, Roma, Napoli, Benevento, Foggia e non ultime le collaborazioni con il gruppo Ecstrarte. Dal 2013 è Direttrice Artistica dell’Associazione Culturale “Piccole Arti” di Foggia.

Attualmente insegna Disegno e Storia dell’ Arte nelle scuole superiori.

 

BIO ELENA CATALANO

Pittrice e ritrattista nata nell’88 a San Giovanni Rotondo, vive a San Severo. Attualmente sta lavorando alla stesura della Tesi in Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Foggia.

La sua opera in generale è materica perché per lei è essenziale l’interazione tra l’opera e il visitatore. Le sue opere sono da un lato commuoventi e belle, dall’altro dolorosamente attraenti.

I suoi lavori si concentrano sull’ incapacità di comunicazione oggi, il tentativo di dialogo, la dissonanza tra forma e contenuto e le disfunzioni del linguaggio.

Le sue opere, non dimentichiamocelo sono soprattutto di denuncia su determinati fatti e situazione che ancor oggi avvengono infatti uno dei suoi temi trattati riguarda la violenza sulle donne, il disagio psico-fisico, la natura.

 

BIO MAGGIE SALICE

Attrice del Teatro dei Limoni di Foggia, seguendo i corsi tenuti da Roberto Galano, Leonardo Losavio e Giuseppe Rascio. Approfondisce la sua formazione attoriale partecipando a stages e seminari con gli attori G. Ferraiola, R. Garrone, R. Curci, G. Maradei, E. Mahieux, A. Vergamini, S. Mazza, M. Tarasco, N. Rignanese, S. Angelucci Marino, M. Mascitelli, C. Alitto. Studia danza classica, moderna e contemporanea presso la scuola Tersicore Danza di Foggia. Dal 2015 segue gli insegnamenti di teatrodanza con i componenti della compagnia di Pina Bausch (Silvia Farias Heredia, Jean-Laurent Sasportes, Julie Shanahan), i docenti dalla Volkwang Universität der Künste di Essen (Giorgia Maddamma, Rodolpho Leoni, Stephan Brinkmann, Malou Airaudo), il coreografo Johannes Wieland.

Come attrice ha partecipato a numerosi allestimenti teatrali e si è cimentatata anche nella regia e nella coreografia. È esperta di teatro e danza nell’ambito di diversi P. O. N. negli Istituti Elementari di Foggia. Attualmente collabora con il Teatro dei Limoni come attrice e conduttrice di laboratori per ragazzi, lezioni di movimento scenico per adulti, workshop sul teatro fisico e con la Tersicore Danza curando la regia teatrale degli allestimenti di fine corso.

BIO ROCCHINO FRANCHELLI

Nato a Pont Ste Maxence (Francia) ha vissuto 26 anni a Nottinghamm in Inghilterra. Produttore multimediale, progettatore di corsi, workshops e laboratori, insegnante, coordinatore di marketing e comunicazioni sui Social Network, musicista, compositore, produttore audio/video e fotografo. Dopo il diploma in ‘Music Bussiness’ presso il collegio di “Newark and Sherwood” si specializza a Nottingham. Comincia a lavorare come ricercatore e sviluppatore d’informazione digitale per la comunicazione e promozione del marketing per vari artisti e case discografiche come la Polygram ad Hammersmith (Londra), in seguito diventa assistente tecnico radio per la BBC di Nottimgham e insegna in corsi multimediali. Nel 2014 decide di tornare in Italia e portare la sua esperienza e il suo know – how per valorizzare il suo paese di origine San Paolo Civitate e creare movimenti culturali e di promozione per le risorse umane e del territorio. Nel Settembre del 2015 nasce Radio Athena Beat di cui è fondatore, manager e produttore.