IL SABATO E LA NEBBIA – Michele Straforini

Parlando con un’amica di libri, rimasi colpita da quel che mi disse – Leggi “Il sabato e la nebbia” di Michele Straforini, se hai vissuto a Bologna ti ci ritrovi dentro, come se raccontasse te” – non ho vissuto a Bologna avendo studiato a Roma, la conosco poco ma mi ha sempre affascinato, come tutte le città del nord e del centro Italia, misteriose e decadenti.

Seguendo il suggerimento dell’amica sono “entrata” in “Il sabato e la nebbia”: un viaggio ricco di emozioni, un libro che scorre come l’acqua di un torrente.

Lo consiglio a chi ama la lettura e Bologna.

 

PREFAZIONE

Siamo Anime nuove e flessibili, come occorre che sia, di questi tempi.

Per questo è opportuno uscire dai Ruoli e dalle Forme e invertire le parti. Finalmente.

Oltre 25 anni fa l’autore di questo Romanzo era un giovane ragazzo, iscritto alle Scuole Superiori, Indirizzo Tecnico, come si dice oggi, allora era “Ragioneria” e io ero a quel tempo la Sua Insegnante di Lettere. Mi pareva un allievo responsabile e pronto ad imparare e a mettersi in gioco. I suoi risultati in Letteratura Italiana erano discreti, vista l’età. Scriveva in modo corretto e con un appropriato uso del linguaggio. Motivato e capace. Ritengo di avergli trasmesso il piacere della lettura e della scoperta della Fantasia come mezzo per arricchire la Realtà.

Poi il Tempo passa. Quanti altri giovani siedono su quei banchi. Quanti altri anni di insegnamento per poi decidere che era venuto per me il tempo di dedicarsi all’organizzazione e alla gestione delle persone. Ciò di cui mi occupo anche oggi.

In quegli anni, così sapientemente e in gran misura raccontati nel romanzo, l’Autore si iscrive all’università, si laurea in Economia e inizia così l’ingresso nel mondo del lavoro, aiutato dalla sua tenacia e desiderio di realizzazione . Oggi si guadagna da vivere occupandosi di contabilità e tasse. Eppure quel giovane ragazzo si è preso il tempo di ripercorrere, romanzandolo, il percorso di crescita che va dall’adolescenza all’età adulta di un Alter-Ego altrettanto caparbio e capace che, originario di un paesino situato nel cuore del Delta del Po, si avventura lontano dalla sua famiglia in città, per continuare gli studi intrapresi e perfezionare un bagaglio di conoscenze, anche umane, che altrimenti non avrebbe avuto l’opportunità di fare.

In quel contesto esperimenta e conosce, si avventura, si innamora e soprattutto si mette in discussione, indossa i panni della Sua ragazza e prova a “sentire” con la Sua sensibilità, a vivere in una dimensione al femminile, in un gioco di Specchi multiforme e variegato, tanto che a tratti i protagonisti sembrano due, diversissimi.

Il linguaggio ha lo spessore di frequenti citazioni e di rimandi culturali, la prosa è fluida e ricca, i periodi scorrevoli. Una narrazione visiva perlopiù con i tratti veloci e spigliati della Generazione odierna, come questa sempre curiosa, ribelle, a volte provocatoria e sanguigna. L’Autore si destreggia tra gli eventi e i personaggi , uscendone ogni volta mutato, cresciuto e maturato. Come nel Viaggio della vita.

Un romanzo che ripercorre all’indietro le Memorie di un Giovane Provinciale e che fa pensare ai ritmi della prosa russa dell’Ottocento e a quel periodare ampio e lento.

“ La nebbia, quella vera, quella più fitta, era nel mio cervello”, esordisce l’Autore nella Sinossi, ma poi quella nebbia si dirada, si illumina, diviene trasparente e vivida luce. Si allargano gli orizzonti e le esperienze di vita, si cresce.

Per circa 250 pagine fitte e per ben 20 Capitoli di vita vera o inventata poco importa

Ma si torna comunque al paese, alla dimensione della nebbia e —“ fintanto che il sole sorgerà ad Est, sull’acqua di quel fiume, … perché il sole ad Ovest non sorgerà. Mai!”. Così si conclude l’Epilogo, quasi a dire che indietro non si torna, o lo si può fare solamente con i ricordi.

Auguro a questo libro la fortuna che merita!

Ines Cavicchioli

 

 

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