FLIC 2017 – Intervista ad Adriano Aprà

Entusiasta il pubblico presente all’incontro con Adriano Aprà, ospite d’eccezione al secondo appuntamento con l’Altro Cinema del FLIC 2017 a Lanciano, sezione curata dal regista Stefano Odoardi in collaborazione con la Superotto Film Production. Considerato il decano della critica cinematografica italiana, lo scorso 11 agosto Aprà ha presentato al Polo Museale S. Spirito il film di Odoardi “Mancanza-Purgatorio”, incluso di recente tra le 40 pellicole che rappresentano la via sperimentale del cinema italiano, sotto il marchio “FuoriNorma”.

Un marchio creato e promosso dallo stesso Aprà, che racchiude in sé una forma di network da lui ideato, con cui si darà inizio dal prossimo autunno ad un percorso di distribuzione e diffusione di 20 film in molte città italiane ed estere, partendo da Roma. Il Sindaco Mario Pupillo ha assicurato il suo impegno affinchè anche Lanciano possa rientrare nel circuito delle città che ospiteranno questi film, penalizzati da una rete di distribuzione fin troppo abusata. Un viaggio nel cinema sperimentale in cui lo spettatore, come nella nave cargo di “Mancanza-Purgatorio”, potrà oltrepassare confini a lui finora noti, per spingersi oltre. Oltre ciò che è conosciuto e verso ciò che è conoscibile dell’universo cinematografico. Il “traghettatore” sarà Adriano Aprà, come lui stesso preferisce definirsi. Come l’Angelo interpretato da Angélique Cavallari, cercherà con questo nuovo progetto di offrire allo spettatore l’opportunità di approdare ad una sponda ulteriore, dove c’è qualcuno o qualcosa che lo attende.

Una sorta di non-luogo che sembra rappresentare l’intuizione di una destinazione altra. A tale proposito, Aprà accenna al “Nosferatu” di Werner Herzog del 1979, un remake del famoso film di Murnau girato agli inizi del secolo scorso, che segnò un collegamento tra il grande cinema tedesco del passato e il cosiddetto “nuovo cinema tedesco”. Chi sceglie di fare o sostenere il cinema sperimentale, sceglie di spaziare oltre i limiti di modelli rassicuranti e già decodificati, troppo spesso protetti fin dentro le stesse mura accademiche. Decisione coraggiosa, soprattutto nel nostro Paese, dove il principale punto di debolezza relativo alla produzione e alla distribuzione cinematografica è rappresentato dal Sistema stesso. Sistema che si discosta nettamente, ad esempio, da quello del Portogallo, uno dei Paesi Europei che maggiormente supporta il cinema d’autore. Tra i registi italiani viventi, Aprà mostra di apprezzare in particolare Marco Bellocchio, artista trasgressivo e affatto rassicurante, ostinato e contrario a qualsiasi tipo di compromesso.

In veste di regista, Aprà ha girato lungometraggi definiti critofilm, termine riferito a film sulla storia del cinema, sulle cinematografie nazionali, sugli autori e su molto altro ancora. Un neologismo che, al tempo stesso, indica un nuovo modo di fare critica, avvalendosi di uno strumento omologo a quello dell’oggetto di cui si parla, che va ad arricchire i saggi scritti. Attualmente, a fronte di diverse variabili che influiscono sulla formazione dei giovani, si assiste ad un preoccupante analfabetismo che penalizza la conoscenza, la creatività e l’ingegno in tutti i campi, soprattutto in quello cinematografico. Nella sua esperienza di docente universitario, Aprà ha rilevato che solo l’1 % dei suoi studenti aveva un buon livello culturale e una capacità di spaziare oltre i confini che tendono ad ingabbiare il cinema italiano.

Irene Giancristofaro

foto: Antonella Scampoli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *