ART BEAT n° 2 – Robyan Talk about Nicoletta Ceccoli

Hi all, in the second episode of ART BEAT i decided to talk about an illustrator very interesting: Nicoletta Ceccoli.

Born in 1973 in the Republic of San Marino, where she lives and works, Nicoletta Ceccoli graduated from the Urbino State Art Institute in the animation film section. However, she dedicates herself to illustrating childhood books, becoming famous when she moves the subject of her illustrations, representing enigmatic little girls with ethereal features, with an extremely delicate and meticulous pictorial technique. From that moment she becomes an artist loved all over the world.

She also has published more than twenty works for major Italian publishing houses (Mondadori, Fabbri, Arka, Fatatrac, San Paolo) and for some foreigners in England, Taiwan and Switzerland. Her books have been translated in France, Korea, Mexico, Spain and the United States.


In the 2001 she was awarded at the Andersen-Bay of fairy tales Award as best illustrator of the year, while in 2002 her illustrations for Pinocchio published by Mondadori received the “Award of excellence” from Communication Art (USA). She did many exhibitions in Italy and abroad (Osaka, Tokyo and Bratislava). For the Republic of San Marino she did also three series of postage stamps dedicated to children’s rights, Christmas and circus. The series dedicated to Christmas received the  Cavallino d’oro Bolaffi  award as the author of the best sketch of 2001.

I love her illustrations because they are cute and scary at the same time. Her little girls are candidly disturbing, realism and surrealism: are mixed up in an enchanted and terrible univers.

The sweet creatures of Nicoletta Ceccoli are fragile and icy: Sirens, strong little landladies, insect women, amazons armed with hood and sword: ethereal and terrifying figures in a sort of fantastic parallel world in which the dawn lights soon revealed the deceit. A place full of surrealistic suggestions, where these dolls from porcelain skin are moving, far from being fragile and innocent.

ART BEAT puntata n° 2 – Robyan parla di Nicoletta Ceccoli

Per il secondo appuntamento con ART BEAT nuova versione in video ho voluto parlare di un’illustratrice per l’infanzia davvero molto interessante: Nicoletta Ceccoli.

Nata nel 1973 nella Repubblica di San Marino, dove vive e lavora, Nicoletta Ceccoli si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Urbino, nella sezione di cinema d’animazione. Si dedica però quasi subito all’illustrazione di libri per l’infanzia, diventando famosissima quando sposta il soggetto delle sue illustrazioni, rappresentando enigmatiche bambine dai lineamenti eterei, con una tecnica pittorica estremamente delicata e minuziosa: da quel momento diventa un’artista amata in tutto il mondo.

Ha pubblicato più di venti opere per le maggiori case editrici italiane (Mondadori, Fabbri, Arka, Fatatrac, San Paolo) e per alcune straniere, in Inghilterra, a Taiwan e in Svizzera. I suoi libri sono stati tradotti in Francia, Corea, Messico, Spagna e negli Stati Uniti.

Nel 2001 le è stato conferito il premio Andersen-Baia delle Favole, quale migliore illustratore dell’anno, mentre nel 2002 le sue illustrazioni per il Pinocchio edito dalla Mondadori hanno ricevuto l'”Award of excellence” da Communication Art (USA). Ha partecipato a numerose mostre, in Italia e all’estero (Osaka, Tokio e Bratislava). Per la Repubblica di San Marino ha realizzato tre serie di francobolli dedicati ai diritti dell’infanzia, al Natale e al circo. La serie dedicata al Natale ha ricevuto il premio Cavallino d’oro Bolaffi, all’autore del miglior bozzetto originale del 2001.

Le dolci creature di Nicoletta Ceccoli, sono apparentemente fragili e delicate ma  nascondono una seconda lettura che le fa essere gelide e terrificanti, dolci e inquietanti al tempo stesso. Domatrici, sirene, altere padrone di casa, donne insetto, amazzoni armate di cappa e spada, le bambine di Nicoletta sono figure eteree e spaventose di un paese dei balocchi in cui le luci dell’alba hanno ben presto svelato l’inganno. Un mondo dove realismo e surrealismo si mescolano in una sorta di mondo incantato e terribile dove si muovono le bamboline di Nicoletta tutt’altro che indifese e innocenti.

ART BEAT puntata n°1 e l’artista della settimana Liam Kelly

Ciao a tutti come sapete la mia trasmissione Art Beat ha cambiato forma e medium, non più radio ma video e social da facebook e dal blog vi parlerò ogni settimana di un artista.

Questa settimana vi racconto di Liam Kelly uno scultore irlandese molto talentuoso.

Nato ad Achill, un’isola nella contea di Mayo nell’Irlanda del sud, dopo tanti anni vissuti in Inghilterra ora vive e lavora di nuovo nella sua terra natìa. Giovanissimo consegue un Diploma in hotel e catering management ed emigra in Inghilterra dove gestisce ristoranti, bar e locali notturni per molti anni. Tornato nella sua isola nativa Achill a fine anni novanta scopre il bogwood, un tipo particolare di legno fossile che usa come mezzo per esprimere la sua creatività e da cui comincia la sua carriere di scultore.

Ho conosciuto Liam 4 anni fa durante il vernissage di una mostra collettiva a Bray chiamata “Memories” curata dalla Signal Art Center in collaborazione con Tony Clarke e me. Da quel momento siamo diventati amici e insieme abbiamo collaborato e partecipato a tante collettive in Irlanda e in Italia.
Liam è uno scultore davvero interessante perché originale è il processo creativo che lui stesso ci spiega in questa piccola intervista che gli ho fatto tramite mail.

Osservando la forma e il movimento che egli dà alle sue sculture, che raccontano la storia della sua terra a cui è molto legato si capisce chi è Liam Kelly e cosa significa per lui scolpire e fare arte.

Cinque domande cruciali alle quali mi ha risposto così:

Q.1. Come procedi nell’elaborare le tue sculture?
IL Bogwood si trova principalmente quando si taglia l’erba e si drena il terreno. Nelle paludi in cui viene estratta la torba, i tronchi emergono e vengono trasportati dalla torba con gli escavatori meccanici fino al bordo della palude: questo è il legno che poi raccolgo e qualche volta scavo. Prendo quindi questo legno e lo porto al mio laboratorio dove lo deposito in una parte del capannone che è aperta a essiccare, questo processo può richiedere un lungo periodo di tempo che dipende dalle dimensioni del legno . Quando è asciutto prendo un pezzo e passo il tempo a guardarlo da diverse angolazioni. Non comincio mai a pensare di creare un uccello, un animale o qualcosa in particolare, poiché il legno mi dà il risultato finale: La scultura. Il tronco con la sua forma mi suggerisce l’immagine da realizzare e per la quale scolpire..

Quindi procedo lavorando il legno utilizzando prevalentemente scalpelli per poi rifinirlo con carta di sabbia molto fine. Ogni pezzo è poi lucidato con cera d’api chiara che mette in evidenza il colore naturale del legno. Ogni scultura ha la sua personalità. Cerco di catturare una bellezza diversa dalle nozioni popolari e standard. La maggior parte delle mie sculture inoltre, sono influenzate dalla mitologia e dalla storia irlandesi.


Q.2.Perchè il bogwood e non altro tipo di legno o pietra?
Il bogwood e le boglands (paludi) mi hanno affascinato fin da giovanissimo, soprattutto a causa della loro antica origine, datata circa 9.000 anni.

Il bogwood che invece uso al momento è ora carbon fossile e ha 4.000 anni. Le paludi conservano strato su strato millenni di storia. I vari artefatti scoperti nel tempo sono indicativi di chi e cosa è il popolo irlandese.

Molte leggende folkloristiche circondano le paludi di Achill e riguardano specialmente le ore della notte.

Si diceva (e forse ancora è così) che quando la nebbia avvolgeva la palude e la fiamma blu (colore generato dall’elettricità statica) ballava sulla superficie al crepuscolo, quello fosse un segno sicuro che “la piccola” gente stava preparando la cena. Sin dai tempi pià antichi si diceva che la possente maestosa quercia possedesse poteri mistici e rappresentasse la verità, la conoscenza e la forza. Per alcuni era la porta d’accesso ad un altro mondo, mentre altri credevano che tenesse il male lontano.

I suoi rami sono lunghi e le sua radici ancora di più.

Q.3.Cosa è l’Arte per te?
L’arte per me assume molti significati e facce: 1. L’arte è un modo è per unire la gente ed è condivisione di sentimenti, strumento indispensabile per la vita e il progresso verso il benessere degli individui e della comunità. 2. L’arte riempie uno spazio inel modo più bello. 3.L’arte porta la quiete dopo il caos. 4. L’arte è una medicina che crea una bella abitudine, una bella dipendenza. 5. L’arte ci permette di ritrovarci e di perderci allo stesso tempo. 6. L’arte è il modo più intenso d’esprimere l’individuo che il mondo abbia mai conosciuto.

Q. 4. Cosa suggeriresti ai giovani che vogliono diventare Scultori?
Vorrei consigliare di andare in Accademia e conseguire una laurea in Belle Arti. Quindi di lavorare tantissimo fino a sviluppare il proprio stile e trovare la propria tecnica. Non perdere mai individualità, non copiare, ma lasciarsi influenzare. Rompere le regole di quello che si pensa che le regole della scultura siano. Mai smettere di imparare e prendere tutti i consigli che vengono dati gratuitamente. Sono un autodidatta e non credo che avrei mai potuto raggiungere nulla se non rompendo le regole almeno una volta al giorno.

Ho appena aperto una nuova galleria e mi concentrerò principalmente su questa per i prossimi mesi. Sto inoltre elaborando un progetto per la Irish Art Society e molti lavori commissionati da realizzare.

La cosa che pià mi ha colpito della poetica di Liam Kelly è il suo amore per le sue origini e la sua terra.

Sono fermamente convinta che solo se si amano le propire tradizioni e la propria cultura si può comprendere e rispettare le altre diverse dalle nostre. Chi rispetta e conserva la propria identità può a sua volta ricevere rispetto e condivisione. L’unione pacifica e virtuosa dei popoli può esistere solo se si rispettiano e comprendono  reciprocamente.

 

Liam otre ad essere un bravo e originale scultore sa anche organizzare molto bene eventi e spettacoli in virtù della sua competenza come manager di strutture ricettive,: savoir faire e talento che lo hanno sempre sostenuto e portato a realizzare i propri sogni.

ART BEAT episode 1 and the artist of the week Liam Kelly

Hi everybody, today is the first episode of New Art beat, art in pills, i’ll talk about Liam Kelly an irish sculptor very talented not just in video but also in my blog.

He was born in Achill, Co.Mayo, and now lives and works jn there. After completing a Diploma in Hotel and Catering Management he emigrated to England, where he has run restaurants, bars and nightclubs for many years. Back in his native island Achill at the end of Nineties, here he discovered the bogwood as a means of expressing art and his career began with this.

I meet Liam 4 years ago during the opening of a collective exhibition in Bray called “Memories” curated by Signal Art Centre in collaboration with Tony Clarke and me. After this exhibition we made many others collectives in Ireland and also in Italy .

Liam is a interesting sculptor who give to the bogwood a new shape and a new life with deepest concepts ispirated by History and Mithology of his country.

I asked to Liam five questions to let us now better his artist process and his personality.

 

Q.1 .How you start ?

Bogwood is mainly found through activities such as turf cutting and land drainage .In bogs where peat is being extracted ,tree stumps and trunks are dragged out of the peat with mechanical diggers to the edge of the bog . It is this wood that i then collect and sometimes i dig up myself .I then take this wood to my place of work ,where i store it in an open shed to dry, which can take a long period of time depending on the size of the wood . When dry i take a piece of wood and i will spend time looking at it from different angles .I never start by thinking I’m going to create a bird ,animal or anything in particular ,as the wood dictates to me the final outcome of the sculpture . It will show me an image in my mind and i will work towards that image .I then sculpt the wood using mainly chisels and finally finish with very fine sandpaper.Each piece is then finished with clear beeswax and brings out the natural colour of the wood .Each piece has its own personality .I try to capture a beauty that differs from popular notions of what standards should be .Most of my sculptures are influenced by stories of Irish Mythology and History .

 

Q.2.Why bogwood and not any other kind of wood or stone?

Bogwood and the boglands  held a fascination for me from an early age ,mainly because of its age ,which can be dated back nine thousend years .The bogwood im using at the moment has been Carbon Dated to be four thousend years old . The Boglands preserve layer upon layer of History .Various artefact’s discovered there over time are indicative of who and what the Irish people are .Many folk legends surround the boglands of Achill,especially during the hours of darkness, It was said and perhaps still is ,that when the mist envelops the bog and the blue flame (from static electricity)dances across the surface at dusk ,it was a sure indication that “the little” people were cooking their supper. For years the mighty majestic oak has held mystical powers and has represented truth, knowledge and strength. for some it was the gateway to another world while others believe it to keep evil out .Its branches are far reaching with its root reaching even further .

Q.3.What is “Art” for you? 

Art for me takes on many meanings and faces .1.  Art is a means of Union among men ,joining them together in the same feelings and indispensable for the life and progress towards well-being of individuals and of humanity.  2. Art is filling a space in a beautiful way .  3. Art has something to do with the achievement of stillness in the midst of chaos .  4. Art is a habit forming drug ,an addiction . 5.  Art enables us to find ourselves and lose ourselves at the same time .  6.  Art is the most intense mode of individualism that the world has ever know .

 

  1. 4.  What would you suggest to young people who want to become Sculptors ?

I wold say go to College and get a degree in general Arts .Then go work with as many Sculptures as you can until you develop your own style and medium . Never lose your individuality ,do not copy ,but allow yourself to be influenced .Break the rules of what you think the rules of Sculpture is . Never stop learning and take all advice that’s given to you freely . I’m A self taught Sculptor and i don’t feel i have achieved anything unless i break the rules at least once a day .

Q.5.   Next Projects 

I have just opened a New Gallery and will be concentrating on that mainly for next couple of months .I’m also hosting a project for the contemporary Irish Society ,and i have many commissioned works to do .

 

Well, i think that his sculptures are very interesting and originala s his creative process and concept.

I especially appreciate Liam for its connection with the traditions and history of his country: to me is very important never forget our identity if we want to live in harmoy whit the other people. Only if we respect our origins we can respect other cultures and receive respect from them.

I think also that his sculptures perfectly represent his personality in which Liam has been able to express himself totally.

 

DRACULA CLOTHING, Goth fashion dal gusto retrò

Mi è sempre piaciuto il gotico e sono una dark convinta dai tempi del liceo.

La subcultura giovanile definita Darkwave si è sviluppata intorno alla fine degli anni ’70, dopo l’esplosione del movimento punk che con rabbia rivendicava la delusione per il fallito tentativo del ’68 di cambiare la società.

 

La rabbia però presto cedette il posto a uno stato di melancolia molto simile allo spleen del Decadentismo di fine ‘800, tale fenomeno prese il nome di Darkwave.

 

Queste subculture giovanili comprendono tutte le forme di espressione: dalla musica alla letteratura, dall’arte alla moda.

 

Dai completi di pelle borchiati e le creste colorate dei punk si è passato a un abbigliamento prevalentemente monocolore: il nero domina incontrastato o al massimo accompagnato dal rosso, viola e bianco. Abiti lunghi e ottocenteschi per le donne e jeans e camice lunghe con jabots per gli uomini, i capelli cotonati a formare una specie di fontanella, trucco pesante su occhi e bocca, pelle bianchissima con uso a volte anche di cerone.

Bauhaus, uno dei gruppi cilt della darkwave anni ’80

Nascono così i primi negozi goth: ricordo a Roma uno dei più famosi “I Cantieri del Nord” che vendeva esclusivamente abiti per dark e punk, con vetrine che erano vere e proprie scenografie horror.

 

Dopo la fine degli anni ’80 fino a metà anni ’90 si assistette a un declino della Darkwave anche se i pochi irriducibili come me, continuano ancora oggi a seguire quella subcultura.

Siouxsie and the Banshees altra band culto della dark wave anni ’80

 

Tra questi c’è senz’altro il fotografo e “goth fashion addict” come lui ama definirsi Truls Stokka che dopo essersi laureato all’università di Olso comincia a lavorare come CEO presso la Zylife nel 2004 fino al 2007, quando, nello stesso anno diventa imprenditore e crea la Dracula Clothing.

Dice Truls:

“Ho aperto Dracula Clothing nel 2007. Ho girato spesso a Camden ma non ho mai trovato tutto quello che volevo. Le poche cose che ho acquistato erano molto costose, viaggiando in giro per il mondo a un certo punto mi sono fermato in India dove ho trovato dei sarti eccellenti. Così ho deciso di creare un negozio che vendesse vestiti su misura ad un prezzo più ragionevole. I nostri sarti oltre ad essere molto professionali, amano quello che creano. La qualità di ciò che fanno è la migliore che abbia mai visto.”

 

Personalmente amo moltissimo questa moda e questo negozio che offre abiti originali e molto ben fatti a prezzi non eccessivi se si considera la manifattura artigianale e la qualità dei tessuti: sono capi che riprendono i tagli tipici di fine ‘800 con bustini, gonne lunghe e ampie, crinoline e pizzi, cappotti e cappe in perfetto stile Dracula di Bram Stoker, sono abiti particolari che non si indossano tutti i giorni, il total look va bene per artisti, musicisti o dj gotici, tuttavia qualche pezzo come una camicia o una giacca o un cappottino sono perfettamente portabili da tutti.

 

 

Misticismo e storia nell’Umbria fotografata da Emanuele Ubaldi

Dopo aver fatto la conoscenza con Emanuele Ubaldi, un mio semi – conterraneo (per metà sono umbra), innamorato del borgo medievale di Serracapriola (Fg), gli ho chiesto di raccontare un po’ anche la sua:nostra terra che amo immensamente: l’Umbria.

Mi ha subito accontentato con un bel viaggio fotografico e storico su alcune delle tante bellezze della sua/nostra regione.

Misticismo e storia nell’Umbria fotografata da Emanuele Ubaldi

Dopo le escursioni iconografiche in territorio pugliese, il fotografo umbro Emanuele Ubaldi ha lasciato la Puglia sua seconda regione e il borgo a lui caro di Serracapriola (Fg) per tornare nuovamente a mettere a fuoco i suoi paesaggi nativi, i borghi e i luoghi familiari, ad inquadrare la suggestiva bellezza dei centri storici, il fascino mistico dei numerosi luoghi di culto, l’armonia di una natura sapientemente custodita dall’azione dell’uomo.

veduta di Narni (Tr)

Il suo itinerario ha preso il via dai luoghi della bassa Umbria, partendo da Narni e i suoi dintorni, la maestosa Rocca di Albornoz (XIV sec.), l’imponente Ponte di Augusto ponte di epoca romana situato nei pressi di Narni Scalo ed utilizzato anticamente per l’attraversamento della gola creata dal fiume Nera, per poi recarsi all’Abbazia di S. Cassiano (X sec.), al Sacro Speco di San Francesco, al borgo di Montoro.

Ponte di Augursto – Narni (Tr)

Abbazia di S. Cassiano (X sec.)

Si è poi spostato alla Cascata delle Marmore dove leggenda narra di una creatura fatata, una ninfa di nome Nera, si innamorò del giovane pastore Velino. Per i due era difficile frequentarsi perché appartenevano a due mondi troppo diversi.

Giunone, infuriata, trasformò la ninfa Nera in un fiume perché aveva trasgredito le regole che non consentivano l’amore con gli esseri umani.

Velino si gettò a capofitto dalla rupe di Marmore credendo che Nera stesse annegando in quelle acque che prima non c’erano.

Giove, per evitargli morte certa, durante il volo lo trasformò in acqua, così da salvarsi e ricongiungersi con Nera per l’eternità.

Cascata delle Marmore avvolta nel ghiaccio (gennaio 2017)

 

Passando poi per lago di Piediluco dove l’omonimo paesino di pescatori adagiato tra una sponda e le montagne sembra calarsi in un paesaggio alpino. Un percorso estremamente interessante e ricco di testimonianze storiche nel lembo meridionale della verde Umbria.

Lago di Piediiuco

IL SABATO E LA NEBBIA – Michele Straforini

Parlando con un’amica di libri, rimasi colpita da quel che mi disse – Leggi “Il sabato e la nebbia” di Michele Straforini, se hai vissuto a Bologna ti ci ritrovi dentro, come se raccontasse te” – non ho vissuto a Bologna avendo studiato a Roma, la conosco poco ma mi ha sempre affascinato, come tutte le città del nord e del centro Italia, misteriose e decadenti.

Seguendo il suggerimento dell’amica sono “entrata” in “Il sabato e la nebbia”: un viaggio ricco di emozioni, un libro che scorre come l’acqua di un torrente.

Lo consiglio a chi ama la lettura e Bologna.

 

PREFAZIONE

Siamo Anime nuove e flessibili, come occorre che sia, di questi tempi.

Per questo è opportuno uscire dai Ruoli e dalle Forme e invertire le parti. Finalmente.

Oltre 25 anni fa l’autore di questo Romanzo era un giovane ragazzo, iscritto alle Scuole Superiori, Indirizzo Tecnico, come si dice oggi, allora era “Ragioneria” e io ero a quel tempo la Sua Insegnante di Lettere. Mi pareva un allievo responsabile e pronto ad imparare e a mettersi in gioco. I suoi risultati in Letteratura Italiana erano discreti, vista l’età. Scriveva in modo corretto e con un appropriato uso del linguaggio. Motivato e capace. Ritengo di avergli trasmesso il piacere della lettura e della scoperta della Fantasia come mezzo per arricchire la Realtà.

Poi il Tempo passa. Quanti altri giovani siedono su quei banchi. Quanti altri anni di insegnamento per poi decidere che era venuto per me il tempo di dedicarsi all’organizzazione e alla gestione delle persone. Ciò di cui mi occupo anche oggi.

In quegli anni, così sapientemente e in gran misura raccontati nel romanzo, l’Autore si iscrive all’università, si laurea in Economia e inizia così l’ingresso nel mondo del lavoro, aiutato dalla sua tenacia e desiderio di realizzazione . Oggi si guadagna da vivere occupandosi di contabilità e tasse. Eppure quel giovane ragazzo si è preso il tempo di ripercorrere, romanzandolo, il percorso di crescita che va dall’adolescenza all’età adulta di un Alter-Ego altrettanto caparbio e capace che, originario di un paesino situato nel cuore del Delta del Po, si avventura lontano dalla sua famiglia in città, per continuare gli studi intrapresi e perfezionare un bagaglio di conoscenze, anche umane, che altrimenti non avrebbe avuto l’opportunità di fare.

In quel contesto esperimenta e conosce, si avventura, si innamora e soprattutto si mette in discussione, indossa i panni della Sua ragazza e prova a “sentire” con la Sua sensibilità, a vivere in una dimensione al femminile, in un gioco di Specchi multiforme e variegato, tanto che a tratti i protagonisti sembrano due, diversissimi.

Il linguaggio ha lo spessore di frequenti citazioni e di rimandi culturali, la prosa è fluida e ricca, i periodi scorrevoli. Una narrazione visiva perlopiù con i tratti veloci e spigliati della Generazione odierna, come questa sempre curiosa, ribelle, a volte provocatoria e sanguigna. L’Autore si destreggia tra gli eventi e i personaggi , uscendone ogni volta mutato, cresciuto e maturato. Come nel Viaggio della vita.

Un romanzo che ripercorre all’indietro le Memorie di un Giovane Provinciale e che fa pensare ai ritmi della prosa russa dell’Ottocento e a quel periodare ampio e lento.

“ La nebbia, quella vera, quella più fitta, era nel mio cervello”, esordisce l’Autore nella Sinossi, ma poi quella nebbia si dirada, si illumina, diviene trasparente e vivida luce. Si allargano gli orizzonti e le esperienze di vita, si cresce.

Per circa 250 pagine fitte e per ben 20 Capitoli di vita vera o inventata poco importa

Ma si torna comunque al paese, alla dimensione della nebbia e —“ fintanto che il sole sorgerà ad Est, sull’acqua di quel fiume, … perché il sole ad Ovest non sorgerà. Mai!”. Così si conclude l’Epilogo, quasi a dire che indietro non si torna, o lo si può fare solamente con i ricordi.

Auguro a questo libro la fortuna che merita!

Ines Cavicchioli

 

 

Emanuele Ubaldi – un umbro innamorato di Serracapriola

Ho trovato davvero interessante e curioso l’amore di un mio quasi compaesano (essendo nata in Umbria) Emanuele Ubaldi, per il borgo medievale di Serracapriola.

L’Umbria terra mistica e quasi magica dove ho passato gli anni più belli della mia infanzia e gioventù, con i suoi generosi abitanti, mi ha regalato un’altra emozione con l’opera del fotografo amatoriale Emanuele Ubaldi.

Di origini umbre e residente nelle campagne di Narni, Ubaldi ha maturato,

nel corso degli anni, una vasta conoscenza del territorio attraverso frequenti spostamenti, anche fuori dai confini regionali.

 

Nell’assecondare la sua profonda passione per i viaggi ed il gusto per la scoperta di borghi, centri storici, paesaggi, particolari poco conosciuti ed itinerari meno battuti, ha abbinato un autentico interesse per la fotografia nato con l’esigenza di voler catturare la bellezza di ogni singolo particolare per riviverlo nella memoria anche a distanza di tempo. Il desiderio di testimoniare il fascino del passato e l’incanto della natura lo hanno portato ed affinare la tecnica fotografica con un occhio sempre attento alle inquadrature, alle prospettive, all’uso del bianco e nero e dell’effetto disegnato.

Da molti anni frequenta la Puglia in particolare il borgo di Serracapriola in provincia di Foggia, questo lo ha portato ad essere apprezzato per i suoi scatti se pur amatoriali dalla comunità

 

Nell’estate 2015 ha collaborato con i sui lavori alla realizzazione di un libro dal titolo: “A SERR” Antologia di scritti di autori serrani.

 

Il 14 agosto 2016 è stato stato insignito del prestigioso premio “Serrani nel mondo” conferito a quei cittadini distintisi in modo particolare per aver promosso l’immagine di Serracapriola oltre i confini regionali e nazionali.

La premiazione si è svolta al Palazzo Arranga, sede del Comune della località pugliese, alla presenza del sindaco Giuseppe D’Onofrio e dell’Assessore al turismo e cultura della Pro Loco turistica di Serracapriola.

 

Il suo ultimo lavoro, il volume, dal titolo “Serracapriola: Fra Storie e Suggestioni” è interamente dedicato al borgo medioevale con un’indagine attenta a sottolineare i segni lasciati del tempo, a carpire l’identità nascosta delle antiche mura, a cogliere particolari significativi negli scorci del centro storico esaltandoli nella sobrietà del bianco e nero.

La pubblicazione è inoltre arrichita da aneddoti, storie e liriche locali dell’autore pugliese Pasquale Balice, un viaggio suggestivo alla scoperta di una storia millenaria.

Sinéad Keogh – IF YOU WERE MINE

Sinéad Keogh è una giovane artista irlandese che ho chiamato spesso a partecipare ad eventi artistici in Italia e in Irlanda.

Art performer molto creativa  e profonda che con le sue “azioni” indaga i sentimenti e il rapporto a due.

La performance “If you were mine” racconta la sostanziale differenza tra l’amore com’era un tempo e l’amore com’è oggi nell’era digitale, dove tutto ciò che è privato diventa pubblico.

Il titolo le è stato ispirato dalla canzone “If you were mine” scritta da Teddy Wilson e cantata da Billie Holiday, singolo pubblicato nel 1947.

La musica da’ un senso di allegra spensieratezza mentre il testo è malinconico e doloroso.

L’artista per la sua performance ha lasciato suonare un giradischi vintage con un video proiettato in alto quasi a sovrastare lo spettatore.

La performer interagisce con il video come se ne fosse parte: mondo reale che si confonde con mondo virtuale e viceversa, metafora dei ‘tempi moderni’

Artist bio:
Sinéad Keogh is a multimedia performance artist with a recently finished MA in Fine- art from NCAD (National College of Art and Design) in Dublin. Sinéad is also an expressionist dance instructor at the NCBI (National Council for the Blind of Ireland) for the past four years. Keogh has had many exhibitions in Dublin institutions such as The Broadcast Gallery, IMMA, and The Lab and exhibited internationally in New York, Italy and Glasgow. Keogh has made work for festivals such as BIFPA and The Bram Stoker Festival. The utilisation of raw human states are ever present through the artists practice created from ideologies of intensification of the senses leading to immersive , often emotional experiences. Keogh has collaborated with groups such as Create and performance artist Pauline Cummins. Keogh works and is based in Dublin.

Artist statement:
The intention for the artwork is to create a socially reflective installation that constructs a counterbalance between the age old idea of finding true love and the modern reality of love in the digital age. The piece reflects a state of a public act becoming private and a private act becoming public.The title for this work If you were mine is a Jazz/Blues song composed by Teddy Wilson featuring Billie Holiday which was released as a single in 1947. The song gives a feeling of charm and light heartedness but there is a bleak and painful sensibility to the lyrics themselves …
If you were mine, I would live for your world alone,to kneel at your shrine
I would give up all that I own
.
For the purposes of this work I have obtained the single on record which will be played in the installation space off a record player. The video was designed to be shown large scale and from a height above the viewer and the preformer to create the illusion that she is on screen and interacting with the performer in the space. Her voice is echoed also to demonstate this illusion that she is speaking in the space.

 

IL DIAVOLO DI TUFARA

A Tufara in provincia di Campobasso l’ultimo giorno di Carnevale si celebra una tradizione davvero particolare con protagonista sua maestà il Diavolo in persona!

Il Diavolo di Tufara è una maschera zoomorfa, come poche altre in Italia e all’estero.

Gemellata con i Mammutones della Sardegna e altre maschere simili, ogni anno partecipa a raduni su tutto il territorio nazionale.

Il Diavolo secondo la tradizione viene vestito con 7 pelli di capra, e rappresenta sostanzialmente lo spirito del Carnevale, che in questo rito, viene processato e infine condannato a morte (motivo per cui si celebra il martedì grasso).

Oggi è la festa più sentita a Tufara, ed è un vanto mettere i panni del Diavolo per i tufaroli Altri personaggi ruotano attorno alla figura centrale del Diavolo: “la Morte” (con il viso bianco e la falce), i “Folletti” (tutti vestiti di nero) che trattengono il Diavolo in catene.

Il Diavolo con i Folletti e la Morte che agitano campanacci, gira danzando in maniera singolare per tutto il borgo, fino ad arrivare sotto al Castello dove ha luogo il processo con la Giuria e il Padre e la Madre del Carnevale, nonostante tutti i tentativi della madre del Carnevale compresa la corruzione di un membro della Giuria, il figlio viene condannato a morte e un fantoccio viene ucciso e gettato tra le braccia del Diavolo che lo infilza col suo tridente. Muore, ma la Madre ha subito pronto un altro neonato (il prossimo Carnevale) che da’ speranza di continuità e che non tutto è perduto.

La storia e le Maschere della Tradizione

Nato in tempi remoti, in un mondo arcaico, in armonia con la natura, espressione di riti ancestrali rudi, misteriosi e magici “il Diavolo” antica maschera carnevalesca, si rivela, l’ultimo giorno di Carnevale a Tufara, tra folli corse e acrobazie temerarie. Tramandato nei secoli, espressione tipica della comunità, richiama cultori da tutto il mondo. La figura caprina, il tridente fra le mani, i movimenti accattivanti, suscitano timore e superstizione. Tutti vorrebbero evitarlo, ma ognuno in fondo al cuore spera di essere circondato dal suo seguito urlante. Da dove sbuca quest’essere insolito, misterioso? Dagli inferi, da un’antica casa abbandonata dove occulti riti lo riportano in vita per correre tra le vie del paese? Chi è? Quale mistero cela dietro la nera maschera? È forse figlio della dimenticata primavera, quando a gemma germoglio e fiore si tributava sangue perché crescessero più forti e abbandonati, o quando l’uomo per scrollarsi di dosso l’agghiaccio invernale, danzava e intuiva la natura al risveglio? O forse è l’inquisitore, l’ammonitore delle coscienze ribelli, dove il giogo è pesante e la libertà impellente? “Il Diavolo” forse è tutto questo o forse tutt’altro, ma a Tufara, lo si attende con ansia, per liberarsi con lui di un folleggiare breve e cruento, per dimenticare in un giorno quanto dura è la fatica di vivere. La maschera, è tra quelle che conservano le antiche caratteristiche da cui traggono origine, anche se il suo significato primitivo si è in parte perduto, essa rappresentava, un tempo, la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste venivano celebrate in quasi tutte le realtà agresti. Infatti Dioniso, cosi come la vegetazione di cui era dio, moriva e si rinnovava perpetuamente.

maschera di Dioniso

Il Diavolo

Maschera zoomorfa, rappresentante del Dio in terra, era vestito con 7 pelli di capro, animale sotto le cui sembianze amava manifestarsi il Dio.
Si sa, però, che il sacro spesso non va d’accordo con il profano, cosi, con l’avvento del Cristianesimo, il rito pagano fu “declassato” a mera maschera carnevalesca, con l’aggiunta di figure ad essa spesso estranee.
Ed è sotto questa forma che noi lo conosciamo oggi.

La Morte

Il Diavolo è preceduto dalla MORTE, impersonata da figure vestite di bianco con il viso impasticciato di farina e che rappresentano la purificazione. Il simbolismo è chiaro: il seme muore per dar vita alla pianta, si purifica nel terreno per poi rinascere, a primavera, trasformandosi in raccolto. La morte è armato di falce, il cui roteare evoca i gesti metodici, ripetitivi e decisi dei contadini al momento del raccolto: il canto di questi ultimi è sostituito da urla, grida e salti delle maschere.

I folletti

Trattengono il Diavolo in catene e lo trascinano per le vie del paese: il Diavolo salta, si rotola, cade a terra e cerca di “sedurre” chi incontra per strada, perché entri a far parte dei suoi adepti.

La Giuria

La popolazione cercando di privarsi di tutti i peccati commessi durante l’anno punta il dito verso il Carnevale, rappresentato nella nostra tradizione da un pupazzo di paglia, assegnandogli tutte le colpe. Carnevale verrà processato da una giuria scanzonata con l’aiuto di un avvocato difensore corrotto. La giuria raccoglierà le voci della popolazione e le testimonianze dell’avvocato difensore, ma la decisione sarà sempre la stessa, CONDANNA A MORTE per Carnevale. Carnevale chiede come ultimo desiderio un piatto di spaghetti al pomodoro e un bicchiere di vino rosso. Carnevale viene ucciso e lanciato tra le braccia del Diavolo che lo aspetta con il tridente rivolto verso il celo per infilzarlo e lacerarlo definitivamente.

La Madre e il Padre di Carnevale

Nonostante i sacrifici per pagare il miglior avvocato, i pianti e le urla della Madre del Padre, il Carnevale muore. Non muore invece la speranza, poiché la MADRE – PARCA, con in mano il filo del destino, conocchia e fuso, ha già pronto un altro neonato – simulacro (il prossimo Carnevale), che darà continuità al rito.

U’ Pisciatur

Un’ultima figura, nonché meno importante, è quella de “U’ PISCIATUR” il quale rappresenta i vizi, l’allegria e il trionfo del caos del carnevale che finiranno con la morte dello stesso.

Si ringraziano:

Silvano Mastrolonardo per la segnalazione e il racconto e l’Associazione Culturale l’Antica Maschera Il Diavolo per le prezioese informazioni da cui è tratto questo articolo.