“La terapia dell’Avversario” di Emiliano Maramonte

Cari amici di Robyan Blog, oggi vi voglio parlare dell’ultimo libro di Emiliano Maramonte “La terapia dell’Avversario”, uscito pochi giorni fa su Amazon: si tratta di un esperimento interessante e insolito per l’autore e per questo, non potevo perdere l’occasione per parlarvene attraverso una bella intervista che ho fatto a Emiliano, prima però di entrare nel vivo dell’argomento, vi racconto un po’ dell’autore:

Emiliano Maramonte nasce a Lucera (FG) il 13 febbraio del 1974 dove vive e lavora come consulente informatico. Dal sempre appassionato di fantascienza dal 1989 in poi si dedica alla narrativa e nel 1996 un suo lavoro breve viene segnalato al Premio “Alien” per racconti di fantascienza.

Nel 2000 esce la sua prima antologia personale: “Ragione e Caos”, pubblicata dalla casa editrice Prospettiva. Nel 2001 pubblica invece il suo secondo libro “I Volti dell’Ignoto” (Edizioni Il Foglio), mentre nell’aprile dello stesso anno  “Isole di paura”, il suo terzo libro.

Nel maggio del 2004 pubblica il suo primo romanzo: “I Bordi Taglienti del Buio” (Edizioni Il Foglio)). Il suo secondo thriller soprannaturale dal titolo “La forma del delirio” a cura di Magnetica Edizioni (Napoli) è del 2006. mentre del 2008 è un’antologia thriller-horror dal titolo “Fratello imperfetto” (Tespi).

A novembre 2009 esce il romanzo “Così muore il fuoco” (0111 Edizioni).

Da allora a od oggi lo trovate in diverse antologie tra cui la serie “365 Racconti…” curata da Delos Books. Il nostro è stato anche finalista alla prima edizione del Premio “Urania Short 2017” a cura della Mondadori. Attualmente sta lavorando ad altri progetti letterari e a due nuovi romanzi.

Avendo letto un paio di suoi racconti, la sinossi de “La terapia dell’Avversario” mi ha molto incuriosita: la trama è davvero inusuale e avvincente, leggete anche voi…

“La terapia dell’avversario”

SINOSSI:
Dopo una violenta aggressione per mano di spietati criminali, Zeno si risveglia senza memoria su una spiaggia deserta rischiarata da un perenne crepuscolo. Alla disperata ricerca di risposte, vagherà in un mondo alieno segnato da morte e distruzione finché non incontrerà Alissia, l’unica persona in grado di aiutarlo a uscire dall’incubo della “terapia” di un misterioso e inafferrabile avversario. Tra inseguimenti, inganni e false verità, Zeno dovrà cercare la strada per giungere a Ultima, la città dove tutto ha avuto inizio e dove tutto finirà, con un incredibile, sconvolgente finale.

Non potevo non indagare e scoprire di più, per questo ho contattato Emiliano che mi ha gentilmente dato la sua disponibilità a rispendere ad alcune domande, ne è venuta fuori una bella intervista, ma lascio a voi giudicare…

1) Da pochissimo su Amazon è uscito il tuo ultimo lavoro: “La terapia dell’avversario”, a chi ti ha chiesto se uscirà anche in formato cartaceo hai risposto che questo più che altro è un esperimento, ce ne vuoi parlare?

Innanzitutto lasciami dire, Roberta, grazie per questa opportunità.
Il tutto nasce da semplice curiosità, diciamo così, editoriale. Ho sentito molto parlare di self publishing, che è un po’ la nuova frontiera dell’editoria resa possibile dall’incessante evoluzione di internet. Tuttavia per diverso tempo ne sono stato alla larga anche sull’onda di un generale senso di diffidenza da parte degli operatori del settore e, soprattutto, degli autori che già hanno adottato questa metodologia di pubblicazione. Eppure in altre nazioni il self publishing ha dato risultati incredibili: tanto per fare un esempio, Andy Weir – autore di “The Martian” (in Italia “L’uomo di Marte”), romanzo bestseller da cui è stato tratto il film di Ridley Scott – ha cominciato così, cioè autopubblicando a puntate il libro sul proprio sito e poi su Amazon. Il passaparola ha fatto il resto. Per questo motivo, avendo nel cassetto un romanzo inedito, mi sono detto: “Perché non provarci?”.

2) Figurati Emiliano per me è un piacere oltre che un onore intervistarti e far conoscere ai lettori del mio blog il tuo lavoro, mi incuriosiace sapere com’è è nata l’idea del soggetto e come nasce in generale la tua ispirazione?

L’idea per questo romanzo è nata nel 2010, dopo aver concluso la visione della stupefacente serie televisiva “Lost”, con la quale il suo creatore J.J. Abrams ha saputo costruire un perfetto meccanismo di mistero, suspense e fantascienza in cui il punto di vista dello spettatore viene continuamente ribaltato da colpi di scena e trame abilmente incastrate fra loro. A quel punto mi è venuto in mente di mettere un personaggio in una situazione totalmente fuori dalla realtà per scoprire come avrebbe reagito, e tutto questo condito da colpi di scena ed eventi che solo alla fine del romanzo acquistano un senso… In poche parole ho voluto provare anch’io a scrivere la mia personale versione di “Lost”. E spero di esserci riuscito, in parte…
Come nasce l’ispirazione? Tale quesito mi viene posto spessissimo e ogni volta… non ho una vera e propria risposta! La verità è che l’ispirazione, o meglio l’idea per una storia, può arrivare in qualsiasi momento: guardando un TG, leggendo un libro o semplicemente vivendo la vita quotidiana… E l’importante è non forzare questo processo, bensì lasciar fare all’istinto affinché produca qualcosa…

3) Oltre che un appassionato di fantascienza so che sei un appassionato di astronomia, ci vuoi raccontare un po’ dal tuo punto di vista, quanto sia importante conoscere l’universo e i suoi segreti?

Citando una nota canzone, noi siamo figli delle stelle: il nostro pianeta, l’acqua degli oceani, le molecole del nostro corpo, gli animali… tutto ciò che è intorno a noi proviene dalle profondità del cosmo. Inoltre l’uomo, in passato, aveva un rapporto strettissimo col cielo, dato che lo stupore generato da quella cupola ricolma di meraviglie lo costringeva a porsi delle domande. Oggi purtroppo non è più così. Il cielo viene cancellato anno dopo anno dalla folle proliferazione di un’illuminazione eccessiva, irrazionale. E questo è un male perché il rapporto col cielo (e quindi con la natura) potrebbe donare all’uomo un po’ di sensibilità in più…

4) Come tutti gli scrittori credo che anche tu abbia i tuoi maestri, i tuoi autori preferiti, quali sono?

Nasco amante della fantascienza. Ho iniziato con Jules Verne per poi percorrere la strada delle letture comuni a tutti gli appassionati: dal grande Asimov a Heinlein passando per i principali autori di sottogeneri come la fantascienza tecnologica (Benford, Brin, Sheffield, Gerrold, Sawyer, Simmons etc etc). In realtà però, da una dozzina d’anni, ho scoperto e amato l’horror e il thriller per cui sto contaminando un po’ i generi, e nel mio ultimo romanzo questo è evidente. Le mie più recenti fonti di ispirazione sono soprattutto Dean Koontz (che ormai considero quasi alla stregua di un maestro letterario), Richard Laymon e, naturalmente, Stephen King.

 

5) Cosa deve avere, secondo te, un libro di fantascienza per avvincere il lettore?

Non è facile rispondere. I fattori sono così tanti che non esiste una “ricetta” universale. Posso dire quello che avvince me. Amo le storie dinamiche, con estrapolazioni futuristiche, traboccanti di tecnologia che facciano riflettere senza però annoiare. Poi non è escluso che un bel romanzo di fantascienza sociologica non possa piacere… E la storia della fantascienza è piena di libri di questo tipo che sono diventati dei veri classici senza tempo e bestseller clamorosi.

6) Chi sono per te i top writer in materia? L’Italia si difende in questo campo della letteratura?

Se parliamo di autori stranieri, e ampliando lo sguardo, i “top writer” sono sicuramente Isaac Asimov, Philip Dick (ricordi Blade Runner?), Dan Simmons, Frank Herbert, per citarne solo alcuni, i quali hanno creato opere immortali. In Italia il discorso cambia un po’, in quanto per decenni la nostra fantascienza ha faticato a elaborare una propria voce originale e indipendente dagli stili d’Oltreoceano. Eppure abbiamo avuto e abbiamo scrittori di grandissimo talento, ricordo solo Lino Aldani, Vittorio Curtoni, Valerio Evangelisti, Vittorio Catani, e tra le donne Roberta Rambelli (la prima scrittrice di FS italiana!), Gilda Musa, Nicoletta Vallorani… Tra gli autori più recenti, grande successo hanno avuto Dario Tonani, Francesco Verso, Luca Masali, Franco Ricciardiello, Piero Schiavo Campo, i quali hanno vinto premi importanti del settore, diventando così punti di riferimento per le nuove leve.

 

7) Dopo questo “esperimento” hai già progetti?

Certo. Sto scrivendo un altro romanzo di genere completamente diverso: un fantasy dantesco con risvolti nella realtà odierna, oltre ovviamente ad alcuni racconti che parteciperanno a vari premi letterari. Inoltre collaboro con un collettivo di autori provenienti da ogni parte d’Italia formato dai finalisti alla prima edizione del Premio Urania Short 2017 (Mondadori), di cui ho avuto l’onore di far parte.

8) Cosa consiglieresti a un giovane che volesse intraprendere la carriera di scrittore di libri di fantascienza?

Gli consigliere di lasciar perdere o di scrivere storie di “sfumature”… Scherzo, dai! In realtà, il primo consiglio che do è di leggere tanto, ma tanto tanto! La lettura è il primo, irrinunciabile passo per costruirsi una cultura in materia e, soprattutto, per apprendere tecniche di scrittori già affermati. Il secondo è leggere qualche manuale di scrittura creativa, che aiuta a incanalare il talento (se c’è…). Il terzo è scrivere scrivere scrivere! Più lo si fa più si comprendono i propri limiti e i propri meriti, nel contempo componendo quella “cassetta degli attrezzi” di cui parla Stephen King nel suo libro “On writing”. Il resto lo fa la passione. Senza quella, è meglio darsi alla filatelia…

 

 

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